Intervista a Riccardo Donna sul film "Questo Piccolo Grande Amore"
Come è stato coinvolto in questo progetto?
Riccardo Donna: Sono stato fortunato perchè si è creata l‟occasione giusta: sapevo che dopo tanta tv e tanta fiction avrei diretto un film per il cinema solo grazie qualche circostanza speciale. Quando Giannandrea Pecorelli e Matteo Levi mi hanno cercato (il primo, in particolare, mi conosceva bene fin dai tempi di “Colpo di vento”, il mio primo cortometraggio girato nel 1984) sapevano che oltre alla mia esperienza di regista di film e serie per la tv negli ultimi dieci anni avevo anche un background musicale di spettacolo da mettere a frutto (mi sono occupato della regia televisiva di molti concerti rock e di tanti varietà negli anni‟90) e si sono detti convinti che questa mia esperienza sarebbe stata utilissima in scena”: è piuttosto paradossale quello che succede in Italia dove chi lavora in tv viene marchiato come ”bollito” e sembra che non possa più fare del cinema, a differenza degli Stati Uniti dove al contrario tanti registi agguerriti e spesso di tendenza sono cresciuti professionalmente facendo esperienza sul campo, alternando i loro impegni tra piccolo e grande schermo come Steven Soderbergh o David Lynch o lo stesso Gabriele Muccino che in passato aveva diretto vari episodi tv. Il genio è un‟altra cosa, ce l‟hai o no, ma il mestiere, le basi professionali, invece, sono fondamentali e mi ha fatto piacere sapere che anche i dirigenti di Medusa hanno capito che non si trovavano di fronte ad un esordiente e non hanno avuto nulla da obiettare quando Pecorelli e Levi mi hanno indicato come il loro regista ideale..
Cosa le è piaciuto di questa esperienza?
Riccardo Donna: Ho qualche anno meno di Baglioni ma girando questo film mi sono trovato a raccontare senza immaginarlo un vissuto che era anche un po‟ mio: nel 1971, a 16 anni, quando vivevo la mia prima storia d‟amore importante ascoltavo spesso “
Questo Piccolo Grande Amore” e così, pur rispettando la vicenda e gli snodi raccontati nel disco, ho finito più o meno consapevolmente col portare in scena anche la mia storia. Andrea, il giovane protagonista, poi, porta in scena un braccialetto che mi regalò una mia ragazza di tanto tempo fa della quale non ho più avuto notizie: lo conservavo in un cassetto di un mobile, l‟ho dato alla nostra costumista e questo oggetto e‟ diventato subito parte integrante degli accessori dell‟abbigliamento del personaggio principale provocando in me ricordi, sensazioni ed emozioni molto speciali: sono un regista che prende la storia e se la “mastica”, anche se non firmo la sceneggiatura non sono un semplice esecutore, ma metto in scena, compio sempre una rivisitazione e - pur nel rispetto assoluto di quello che è un pezzo di vita vissuta di Claudio – devo dire che questa storia me la sono sentita proprio addosso. Io torinese mi sono permesso di raccontare Roma con un occhio più incantato rispetto al disincanto tipico della gente di Roma, una città dove dopo 20 anni mi sento ancora un fortunato turista..
“Che rapporto si è creato con Baglioni?
Riccardo Donna: Tutti erano convinti che la mia esperienza sarebbe stata utile per trovare un modo per andare piacevolmente d‟accordo con Baglioni, ipotesi che non era affatto scontata, e mi ha fatto piacere constatare che Claudio non ha avuto problemi: avevo diretto anni fa le riprese di un suo concerto, si sentiva rassicurato anche dal fatto che il mio era un nome noto nell‟ambiente musicale per quanto io sia al mio primo film per il cinema, sono un professionista sul campo da 30 anni. Baglioni ha avuto un atteggiamento “soft” verso il film, ha avuto una partenza lenta come un motore diesel, poi a poco a poco si è appassionato al progetto, ha collaborato alla sceneggiatura e si è fidato al punto che per discrezione non è venuto quasi mai sul set. Durante e dopo le riprese ci siamo confrontati costantemente, gli ho mostrato il materiale girato ed abbiamo discusso sempre costruttivamente, ma poi le decisioni le ho prese io. E‟stato entusiasmante ritrovarsi poi col film finito e poter contare anche come musicista su un artista come Claudio che ha deciso strada facendo di rifare integralmente l‟album storico suonandolo, arrangiandolo e cantandolo di nuovo per intero, amalgamando la tecnologia di oggi con le melodie meravigliose dell‟epoca e facendo diventare alcuni brani temi della colonna sonora: un‟operazione musicale da pelle d‟oca...
Come sono stati scelti gli attori?
Riccardo Donna: Ho sempre pensato che la protagonista sarebbe stata Mary, che conoscevo bene perché lavorava con me da diversi anni nella fiction: l‟ ho voluta fortemente, capivo che era l‟interprete giusta e a un certo punto ho fatto un montaggio delle scene da noi girate insieme in passato inserendovi la musica di Baglioni per commentarle ed ho finito col convincere i produttori e anche me stesso. Invece Emanuele Bosi è arrivato dopo una serie di provini, al termine dei quali ha sbaragliato tutti facendoci capire che non poteva essere che lui: i due protagonisti si sono integrati bene tra loro e rappresentano la forza del film.
Come è stato reso il clima dell’epoca?
Riccardo Donna: Il film inizia con una sequenza ambientata nella Piazza del Popolo dei primi anni‟70 dove si sente fortemente il segno dei tempi: poi quando scatta l‟amore devasta tutto e diventa centrale, l‟epoca diventa solo uno sfondo e i due protagonisti si amano come si amerebbero nell‟800 o come nel 2000.
Pensate di rivolgervi idealmente al solo pubblico giovanile?
Riccardo Donna: Credo che si tratti di una storia che attraversa varie fasce di pubblico, sicuramente può essere equiparato al fortunato filone inaugurato da “
Notte Prima degli Esami” ma io non ne ho tenuto conto. Ho fatto il film che volevo fare e se poi andrà a vederlo lo stesso pubblico che ha amato quei film ben venga, ma nessuno mi ha detto di seguire quella linea per inseguire un successo in teoria facile e scontato. Credo che il film piacerà ai giovani ma che possa avere un impatto differente: potrebbe succedere che a vederlo al cinema ci vadano insieme padri e figli.
06/02/2009, 09:00