Note di regia del documentario "Il Tempo del Palio"
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Il Tempo del Palio" è nato da una considerazione elementare. Mi sembrava che non esistessero lavori in grado di spiegare con semplicità alcune regole fondamentali che presiedono al funzionamento di questa corsa. Inoltre mancava una rappresentazione adeguata del legame che unisce la città di Siena, così compresa e simbolicamente definita dal suo rito più importante, con il territorio appartenutole da sempre. Il carattere unico della campagna senese e l'identità culturale dei suoi abitanti sono profondamente radicati dentro la storia di questa strana oasi murata, così moderna nell'uso della tecnologia e tanto orgogliosamente arcaica. Siena è strana perché mantiene in vita con accanimento un'idea di comunità la cui manifestazione esteriore più spettacolare è congiunta a una corsa di cavalli.
Durante i giorni del Palio non ci sono avvenimenti esterni che tengano: politica, disastri naturali, eventi sportivi o religiosi; tutto viene subordinato e anzi obliato nella festa. O almeno così dovrebbe essere. Il senso della comunità è dunque fortissimo, ancora non eroso dal nostro serraglio mediatico di impulsi individuali che ci prende l'anima e la nutre con il piacere del consumo, a cui dispiace la dignità di un essere umano adulto e responsabile. Certo, pensare un mondo precisamente a immagine di Siena non si può. Lo sanno benissimo i senesi, che però, anche in virtù di questa tradizione rinnovata, avvertono quasi plasticamente la presenza del loro mondo.
Il documentario non ha la pretesa di studiare il fenomeno in sé. Vuole solo introdurci in una realtà particolare e affascinante, cercando di aiutare i turisti e tutti coloro che vogliono comprenderlo a percepire il tempo del palio.
Paolo Frullini