Note di regia del documentario "La Voce Stratos"
Che cos’è la voce umana.
Quali sono gli elementi che rendono ogni voce unica ed irripetibile
Quali sono le sue funzioni prima e oltre il linguaggio.
Queste sono alcune delle tematiche che il nostro documentario vuole affrontare nel narrare il percorso biografico e artistico di una delle voci più audaci e significative del secolo appena trascorso. La struttura narrativa biografica del documentario su Demetrio Stratos interseca necessariamente una molteplicità di temi che permettono vari livelli di lettura, se vogliamo una lettura multistrato. È un discorso sulla voce che contiene anche un pezzo della storia e dei costumi italiani degli anni sessanta e settanta, è un incontro con le avanguardie artistiche internazionali di quegli anni e al tempo stesso, una riscoperta della tradizione culturale e musicale mediterranea, aggiornata e contaminata. Ed è anche un’immersione nella politica, nella sperimentazione e nella creatività dei movimenti degli anni settanta, visti attraverso gli Area che ne furono tra i portavoce più rappresentativi. La sperimentazione vocale, tema fondamentale e trasversale dall’inizio alla fine del documentario, viene affrontata sia da un punto di vista scientifico con l’intervento di otorino-laringoiatri esperti di voce artistica, che da quello artistico per i quali sono state interpellate alcune tra le voci più significative del panorama della musica contemporanea, per il quale il lavoro unico ed estremo di Stratos ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Il materiale di repertorio è utilizzato, oltre che per descrivere ciò che viene raccontato dagli intervistati, anche per evocare mediante trattamenti grafici quella che era la natura creativi di quegli anni, in particolare l’attitudine sperimentale di Demetrio Stratos. Il film è ulteriormente arricchito da registrazioni vocali inedite di Demetrio Stratos, gentilmente concesse per il documentario da Claudio Rocchi, filmini super8 inediti dei Ribelli forniti da Gianni Dell’Aglio e dalle foto di Silvia Lelli e Roberto Casotti.
Luciano D’Onofrio e
Monica Affatato