Note di regia del documentario "Piombo Fuso"
Già quasi a Gaza per “filmare la guerra” ripensavo alle immagini che la televisione aveva mostrato sin dai primi momenti dell’attacco. Le macerie, i morti, i feriti, mille volte le stesse inquadrature senza contesto, disseminate tra i servizi dei telegiornali ad illustrare le notizie quotidiane dal fronte, restituivano un orrore opaco, muto, incomprensibile.
Come a volte accade al risveglio dagli incubi, di queste immagini private del loro orizzonte di spazio e di tempo restava addosso un malessere ottuso, simile alla claustrofobia: una sensazione di moltiplicata impotenza, di forzata estraneità nei confronti di una realtà che restava ambigua, remota, indecifrabile e che la moltiplicazione infinita degli schermi, incapace di addomesticare, contribuiva solo a banalizzare.
Poi ho oltrepassato il confine. E quello spaesamento è scomparso. Di colpo.
Proprio mentre passo dopo passo, uno sguardo alla volta, imparavo faticosamente ad orientarmi tra i luoghi, i tempi, i volti di un paese in guerra.
Stefano Savona