Fondazione Fare Cinema
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Daniele Cascella: "Con un po' di ironia si riesce a
toccare al meglio i temi generalmente difficili"


Daniele Cascella:
Come nasce l'idea originale de “La Canarina Assassinata"?
Daniele Cascella: Il progetto iniziale è stato scritto dal regista Alessandro Ninchi, ma nel 2001 gli fu negata la possibilità di cominciare a girare. Il soggetto finì nel cassetto e, dopo la morte di Alessandro, la sua famiglia mi ha chiesto di portare avanti il suo lavoro. Ho scelto poi di spostare il tiro sulla vicenda del giovane regista con evidenti difficoltà nel suo mestiere, perchè era una tematica che sentivo davvero vicina.

Che clima si è creato sul set?
Daniele Cascella: Il clima è stato davvero ottimo e questa è stata forse la ragione principale della riuscita del film. I costi sono stati davvero bassi, quasi al minimo sindacale e i problemi sono stati costanti. Ma sul set si è creato uno spirito allegro e, nonostante gli straordinari non fossero nemmeno pagati, gli attori si sono prestati con una professionalità davvero magnifica.

Ultimamente, quando il cinema o la tv sceglie di raccontarsi e mettere a nudo le difficoltà, sceglie la strada della commedia. Penso alla riuscita serie televisiva “Boris” e a produzioni americane come “Disastro a Hollywood”. Secondo lei, questo è l'unico genere per raccontare al pubblico le problematiche interne della macchina-cinema?
Daniele Cascella: Credo che non sia l'unica soluzione, ma in alcuni casi con un po' di ironia si riesce a toccare al meglio, temi generalmente difficili. Quando ho letto il soggetto originale, non si trattava di una commedia, ma ho preferito rimetterci mano perchè ero convinto che le sottotrame si prestassero bene.

Il suo film però, non ha avuto una fortunata distribuzione, un male assoluto sopratutto per le opere degli esordienti, vero?
Daniele Cascella: Il film purtroppo è arrivato in poche sale, ma il discorso è molto più complesso. Pensavo giorni fa, che la commisione per i “Nastri d'Argento”, valuta tra 40 e 50 opere prime ogni anno. Mi chiedo quindi, fatta esclusione per una ventina, le altre dove vadano a finire. Forse tra quelle ci sono anche dei piccoli capolavori, ma né noi addetti ai lavori, né il grande pubblico lo potrà mai sapere. E questo è davvero un peccato.

22/07/2009, 15:09

Antonio Capellupo