Note di regia del film "Il Compleanno"
Nel mio secondo lungometraggio Il Compleanno, due sono le cellule sulle quali ho costruito il progetto: la luce abbagliante della spiaggia di Sabaudia, percepita come figura di una bellezza che stordisce ma non rivela, e un accostamento profondo con il mito scandaloso di Tristano e Isotta riletto da Wagner, espressione dell’ineluttabilità del destino attraverso i percorsi dell’inconscio.
La cornice naturale del Circeo, pregnante di suggestioni epiche e mitologiche, intrise di seduzione, come quella subita da Ulisse da parte della maga Circe, evoca anche una dimensione culturale che qui ha visto nascere alcune significative opere di artisti quali Pasolini, Moravia e Bertolucci, trattenendo in sé una nostalgia che riporta i protagonisti del film alla loro adolescenza, ma anche, indirettamente, all'ultimo momento possibile per una classe intellettuale di penetrare nel tessuto sociale.
Per cui si può affermare che il fascino mediterraneo dell' assolato meriggio del litorale di Sabaudia si intreccia nel film con un mito decisamente mitteleuropeo il binomio Amore-Morte, eternato da Wagner nel Tristano e Isotta che è il leitmotiv drammaturgico e musicale della storia.
Il “colore” del film è quello del dramma, la sintassi è quella del mélo. Quindi la definizione di melodramma mi sembra davvero pertinente, anzi parlerei di mélo contemporaneo perché, all’interno di una dialettica melodrammatica sentita e attuata scrupolosamente (il film lo sento come un omaggio a Douglas Sirk) ho proceduto tutto in sottrazione, verso l’abisso di silenzio e omertà che definisce il clima del film.
Marco Filiberti