"La Doppia Ora": l'intrigante ed ombroso
intreccio di Giuseppe Capotondi
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La Doppia Ora" è il primo lungometraggio del quarantunenne cineasta marchigiano
Giuseppe Capotondi che arriva dopo un passato di regista di videoclip. La sceneggiatura è costruita secondo un meccanismo narrativo complesso e di non diretta comprensione, che all’inizio colpisce ed intriga ma finisce per lasciare delle ombre e rivelarsi un po’ presuntuoso. Se poi l’intenzione, come dichiarato dal regista in un’intervista, era quella di costruire un intreccio paranormale sullo stile di film americani come "
The Others" o "
Il Sesto Senso", allora l’obiettivo si può definire mancato. Il lungometraggio di
Giuseppe Capotondi vuole affrontare troppi generi diversi ma finisce per non approfondirne nessuno; non è certo un thriller anche perché non è chiuso in questo senso, non è per niente un horror (tra i suoi più diretti archetipi il regista ha citato Dario Argento) e non è nemmeno un film introspettivo (non ci si appassiona particolarmente al destino dei personaggi di cui non sono abbastanza raccontate le sofferenze). "
La Doppia Ora" comunque è stato in generale accolto piuttosto bene e dell’operazione è appunto apprezzabile l’impegno e la passione con cui
Indigo Film l’ha seguita e portata a termine.
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L’opera prima è una missione”, ha infatti precisato la nota produttrice
Francesca Cima in conferenza stampa, “
possiede un’energia ed un entusiasmo che ci appassiona e ci diverte. Troviamo che un’esordiente abbia bisogno, maggiormente rispetto a registi già conosciuti, di tempo, risorse e cast giusto per fare bene il suo lavoro; da questo punto di vista ai cineasti all’opera prima non vengono date molte possibilità, e noi cerchiamo invece di fare in modo che questo non succeda nei film che produciamo".
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Del mio personaggio”, ha precisato
Filippo Timi, “
mi piaceva il fatto che è un buono e una persona sana. La cosa più difficile del lavoro che ho affrontato per calarmi in Guido è stato andare ad indagare su cosa significhi lasciarsi ferire”.
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Per me la sfida e quindi la difficoltà maggiore è stata trovare la differenza tra il sogno e la realtà delle vicende narrate nella sceneggiatura”, ha dichiarato l’altra interprete protagonista
Ksenia Rappoport, “
poi mi sono adeguata di conseguenza”.
Giuseppe Capotondi ha citato tra i suoi riferimenti cinematografici anche
Roman Polanski ed il cinema di genere degli anni settanta, ha difeso gli sceneggiatori dall’accusa di alcune ingenuità nei dialoghi della sua opera che è presentata oggi in concorso.
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Non è vero che non si fanno più film sulla realtà di oggi”, ha precisato
Giampaolo Letta per chiudere e riprendere il discorso già affrontato il giorno prima durante la conferenza stampa di "
Il Grande Sogno", “
il cinema italiano dal punto di vista produttivo è infatti estremamente vivo, e La Doppia Ora ne è un chiaro esempio”.
10/09/2009, 17:51
Giovanni Galletta