"Vittime": i "vent'anni di piombo" del nostro Paese
L'
AIVITER (
Associazione delle Vittime del Terrorismo) ha realizzato il documentario "
Vittime" con l'aiuto del
MiBAC e della
Rai (
Cinema e
Teche), affidandone la regia a
Giovanna Gagliardo. L'idea nasce dall'esigenza di bilanciare la produzione (e il finanziamento) di tanti film sul terrorismo, storie che raccontano gli anni di piombo dal punto di vista dei terroristi o al massimo delle vittime coinvolte direttamente. Così l'
AIVITAR ha proposto di rivisitare il fenomeno raccontando la storia di chi è sopravvissuto al terrorismo: feriti, familiari delle vittime, testimoni; le "
Vittime".
La scelta dell'autrice è stata quella di privilegiare i racconti personali, fatti di ricordi e conseguenze, piuttosto che mostrare il quadro storico in cui si svolgevano gli eventi. Una scelta che al dunque rende le "vittime", avulse dal quadro generale, identiche e quelle del sabato sera, della malasanità, del fumo passivo o degli incidenti sul lavoro.
Giovanna Gagliardo asciuga il suo racconto, montando solo la cronaca stretta degli eventi (il pezzo del Tg o il titolo del quotidiano), lasciando il resto ai racconti di oggi di figli, mogli e protagonisti diretti. Il documentario arriva a colpire nel profondo ma non fa domande ne dà risposte, finendo per essere una sequela di dichiarazioni toccanti che con difficoltà illuminano i due decenni che hanno cambiato la vita di chi li ha vissuti.
"
Vittime" è destinato al pubblico delle scuole e, proprio per questa sua funzione educativa, dovrebbe spiegare il contesto non eliminarlo dal racconto. Con il massimo rispetto per tutte le vittime e per chi ha continuato e continua a soffrirne, alternare equiparandoli senza spiegazioni il barbaro omicidio di una scorta o la bomba alla Stazione di Bologna può essere una scelta rispettabile, ma che esce dalla definizione di documentario sugli anni di piombo.
In questi termini non si spiegano a chi non l'ha vissuto un fenomeno importante, che ha coinvolto decine di migliaia di italiani, lo limitiamo al pur toccante racconto di chi si è vista la vita distrutta. Nel documentario, parlando di una delle vittime delle Br, il giornalista
Carlo Casalegno, si dice che non molto tempo prima di essere ucciso, andasse a cercare le ragioni di questa lotta armata, volendo capire i motivi che spingevano i giovani, compresi i suoi figli, alla ricerca della cosiddetta rivoluzione. Questo è l'atteggiamento giusto di un giornalista, di un narratore, di un documentarista. La soluzione di far vedere e ascoltare solo la sofferenza umana provocata dal terrorismo, appare semplicistica, rischiando di generalizzare un fenomeno importante, se non nei numeri, nell'impatto che ha avuto sulla nostra società. "
Vittime", malgrado mostri i fatti da un punto di vista desueto e interessante, non riesce a centrare "l'obiettivo di ricostruire gli anni del terrorismo nel nostro Paese".
10/12/2009, 21:30
Stefano Amadio