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Note di sceneggiatura del film d'animazione "Padre Pio"


Note di sceneggiatura del film d'animazione
Il nostro racconto comincia sulle montagne di Pietrelcina, in un piccolo paese del sud. E subito incontriamo lui, il protagonista della nostra storia: un bambino di nome Francesco che guida al pascolo il piccolo gregge dei suoi genitori.
I cani pastore ed una grossa pecora gli vogliono davvero bene e “giocano” con lui ogni volta che possono.
Con loro è certamente socievole, così come è scontroso, invece con i ragazzi del paese e con gli adulti che col passare degli anni, lo considerano un “ottimo ragazzo” un po’ solitario.
Salomone, un suo amico, gli voleva certamente bene e perfino lo proteggeva, ma presto fu Francesco a proteggere molti altri.
Incontriamo Francesco, quando già frate da molti anni, diviene sacerdote ed inizia il suo ministero malgrado la sua malferma salute.
Ai ragazzi, destinatari del nostro film, racconteremo le avventure di questo sacerdote, apparentemente burbero, che alternava i suoi lunghi silenzi e ritiri con l’amicizia e la pietà che riservava a chiunque avesse bisogno di aiuto. Innanzitutto nell’anima.
Scandiremo le storie di coloro che, bisognevoli di aiuto, consapevoli o inconsapevoli, ricorrevano a lui trovando conforto.
Ai più piccoli, ai ragazzi riservava particolarmente attenzione ed amore perché i più piccoli erano coloro che Gesù aveva privilegiato.
A poco a poco, però coloro che chiedevano consiglio, aiuto a Padre Pio, cominciarono a rendersi conto che il suo aiuto aveva qualcosa che andava al di là di ciò che abitualmente è possibile ricevere da un uomo di carità e di esperienza.
Spesso il contatto con lui era risolutore di problemi anche molto gravi, con modalità certo non comuni. Qualcuno si trovava improvvisamente guarito, qualcun altro trovava risolto qualche grave problema relativo alla sua vita e tutti coloro che lo accostavano venivano presi dal profondo bisogno di convertire la propria vita a Dio.
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Segnato misteriosamente dalle stimmate, la fama che di lui di andava diffondendo fece nascere dubbi, critiche e sospetti. E non mancarono perfino gravi accuse e disposizioni restrittive da parte dei suoi superiori.
A questi eventi della sua vita, che pure lo fecero molto soffrire, data la destinazione del nostro film, noi dedicheremo poco spazio.
Del resto non era questo che lo preoccupava. L’unico nemico contro cui combatté giorno per giorno fu il demonio che tentava di circuirlo in ogni modo e che mai riuscì a piegarlo dato che Padre pio viveva in Dio.
Talora gli sembrava di uscire da se stesso per accorrere al capezzale di un bambino sofferente, di un moribondo, per dare consiglio ed aiuto a qualcuno che stava per essere travolto dalla malattia o dall’avversa fortuna.
San Giovanni Rotondo, il piccolo paese dove era collocato il suo convento, divenne a poco a poco il punto di riferimento di moltissimi sofferenti nel corpo e ammalati nello spirito.
E così si decise di utilizzare un vecchio convento di clarisse per farne un ospedaletto con una vetrina di posti letto.
Nella regione, il Gargano, allora non esisteva neppure un ospedale. Fu l’inizio di quella che lui volle chiamare “La casa della sofferenza” un’iniziativa che a suo dire gli era stata commissionata da Gesù stesso. Un’opera divenuta mastodontica, ma che egli considerava soprattutto come rifugio di ammalati e di poveri a cui voleva donare al di là della salute del corpo quella dello spirito.
Storie di donne, storie di uomini, storie di bambini da salvare, trovano in lui il tramite della salvezza. Al di là della aneddotica, il film si propone di raccontare la vita di un uomo di Dio ai ragazzi. Un itinerario in cui la gioia nasce dalla sofferenza ed in cui ogni sofferenza viene salvata dall’amore.

Mondo TV

23/12/2009, 15:55