Note di regia del documentario "La Notte di Totò"
Toto’ è Salvatore Cirincione, nato a Marsala 48 anni fa, esiliato in Francia perchè negli anni ’70 e ’80 avevo deciso che bisognava rivoltarsi contro lo Stato italiano. Per tirare avanti Toto’ inizia a lavorare prima dell’alba. Racimola pesce, verdura ed altri alimenti dalle benne dei rifiuti dei mercati generali di Lione, li seleziona e li porta via col suo camioncino ‘quasi frigorifero’, per poi rivenderli a qualche ristoratore compiacente.
Girato a Lione nell’aprile 2002, il racconto di Totò si snoda tra le strade e le piazze di una città assonnata, si ferma nelle cucine di un club anarchico dove Salvatore fa gli spaghetti per i suoi amici poeti e cantanti, riparte verso i mercati generali. Tra pesce andato a male e cassette di pollo che puzza, qui tutti conoscono lui, la sua storia di ieri e il suo lavoro di oggi. Alla buvette, davanti all’ennesimo caffè, qualcuno gli dice che ha buttato via la sua vita. Però non mi pento di niente – fa lui – anche se questo non mi aiuta molto a farmi rientrare a casa.
Toto’ è stato un militante di Azione Rivoluzionaria, un rapinatore, un manovale del brigatismo italiano, non un leader, certo non un ideologo. Oggi è rimasto solo, malato e sconfitto, eppure ancora legato al mito di un terrorismo eroico e romantico, al suo ricordo del sogno di una rivoluzione di massa.
Si definisce ‘irriducibile’, ma pensa anche che la lotta armata non abbia più senso. E’ uno che non si vuole pentire di niente, che racconta la sua storia ma non tutta, che fa capire di avere forse responsabilità maggiori di quanto la giustizia non sia riuscita a provare. Ma non vuole tradire altri - ci sono tanti compagni sfuggiti alle inchieste e che oggi si sono rifatti una vita. Le nuove BR, invece, non le capisce: sono compagni isolati dalle masse - dice - non sono piu’ i ‘nuovi partigiani’ degli anni ’70 e la violenza non serve più a niente. Per la giustizia italiana è un latitante ma dall’Inps Totò riceve una pensione di invalidità: da vent’anni ha la vescica fuori uso per un calcio ricevuto durante un interrogatorio.
Arrestato la prima volta in Italia nell’80, processato e condannato per banda armata, rapina e sequestro di persona, Toto’ nell’85 approfitta degli arresti domiciliari per motivi di salute e ripara in Francia, dove però lo riarrestano. Sfugge all’estradizione ma rientra da solo in Italia nel ‘90. Due anni dopo è arrestato di nuovo a Milano. Ancora una volta ottiene i domiciliari per motivi di salute e ne approfitta per passare la frontiera. Da alcuni anni è a Lione, al riparo dalle pendenze con la giustizia italiana. Dice che vorrebbe rivedere la sua Marsala, ma se rientrasse in Italia finirebbe di nuovo dentro.
Guido Votano