Marco Chiarini: "Ne L'Uomo Fiammifero c'è tutto quello
che sono e che vorrei essere stato a 12 anni"
Come nasce l'idea per la realizzazione del film "L'Uomo Fiammifero"?
Marco Chiarini: Era il 2003 avevo finito da poco il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Avevo scritto con
Pietro Albino Di Pasquale una bella storia, una commedia divertente dal titolo "
Miracolo a Tirana". Convinto che di lì a pochi mesi avrei girato il mio primo film proposi il trattamento ad una produzione a caso, la
Fandango. Mi diedero un appuntamento per illustrare un pò l'idea alle 14:30 di un giorno di febbraio del 2004. Andai all'appuntamento un pò prima per non far vedere che ero un freddo calcolatore, ed entrai nella sede alle 14:20. Attesi un pò ed arrivò la persona con cui avevo parlato al telefono; mi disse che era occupato per una riunione, che non c'erano stanze libere, che conveniva lasciare lo scritto e risentirci con calma. Lasciai un DVD con i miei lavori tra cui il corto di diploma "
Esercizi di Magia". Uscii fuori, guardai l'orologio... e che ore erano? Le 14:29! Cioè: ancora non era arrivato il momento dell'appuntamento e già ero di nuovo per strada a punto da capo. Parlai dell'accaduto con
Giovanni De Feo, un altro sceneggiatore che a quel tempo viveva in Olanda, e mi propose di andarlo a trovare per scrivere insieme la storia che più sognavo e che avrei girato da solo, perchè comunque nessuno avrebbe investito un euro su di me. Allora sono partito per Amsterdam e nell'aprile 2004 abbiamo scritto la storia de "
L'Uomo Fiammifero". Quindi l'idea è nata dalla consapevolezza che per il mio primo film dovevo pensare alla storia che nessuno avrebbe mai prodotto ma che più di tutti avrei voluto fare in totale libertà.
Ci può parlare dell'aspetto produttivo del film, nato con i proventi della realizzazione di un omonimo libro illustrato?
Marco Chiarini: Tornai dall'Olanda con questo bel trattamento scritto in 10 giorni. Però mi resi conto che almeno una piccola base economica era necessaria: se non altro per pagare due cestini agli amici della troupe e noleggiare due quarzine per illuminare. Non avevo soldi ma ebbi una idea: mettere in vendita tutti i disegni, acquarelli, foto, bozzetti realizzati per preparare il film e pubblicarli anche in un libro, anch'esso in vendita. Con il ricavato avrei finanziato le riprese.
Così è stato con l'aiuto e sostegno di
Dimitri Bosi e del
Cineforum Teramo. Ho chiesto aiuto a decine di amici e ad ognuno ho dato 10 libri da vendere. Ho pubblicizzato l'importanza del progetto e ho venduto i disegni a 1000 euro l'uno. Tutto questo limitatamente a Teramo, la mia città, in Abruzzo. Ho considerato Teramo come se fosse New York: presentavo il libro in ogni quartiere e ho incentrato fortemente l'attenzione sul mio progetto. Poi la voce si è sparsa, si è interessato
Francesco Pannofino che ha appoggiato da subito il progetto magico e folle, una troupe di professionisti ha lavorato nella produzione e post-produzione.
"L'Uomo Fiammifero" è una fiaba. Cosa vuol dire raccontare questo genere per immagini nel mondo moderno?
Marco Chiarini: E' importantissimo e bellissimo. Pensiamoci bene a cosa succede crescendo. Ad un certo punto, intorno alla prima, seconda media ci accorgiamo che dobbiamo chiudere più velocemente possibile con i giochi, i cartoni animati, le fiabe e le favole, per catapultarci nel attraente mondo dei grandi o meglio delle grandi (tipo le 14enni). Io ricordo che aspettavo i 14 anni per avere la carta d'intentità; odiavo tutti quelli che erano ancora come io ero solo pochi mesi prima, non giocavo più ad inventare storie dando voce a personaggi inanimati, non sognavo più; l'unico obiettivo era crescere, litigare con mia madre e avere una fidanzata. Questo è durato fino a che non sono andato all'università lontano da casa dove ho scoperto, confrontandomi con altre persone, che il mio dialetto era la mia identità, che i miei genitori non avevano sbagliato tutto e soprattutto che era bello e necessario sognare. Allora è a questo punto che le fiabe, i maialini che volano, le lucciole d'estate ci aiutano a ritrovare ma soprattutto a rivivere quell'indimenticabile "era" della nostra vita che è la fanciullezza. A ritrovare quell'equilbrio perduto. E chi ci riesce trova molta felicità e serenità.
Nel film sono presenti tutti i personaggi classici di un racconto per bambini, dal cattivo all'amico immaginario. Come ha elaborato la creazione di queste figure?
Marco Chiarini: Per strutturare i personaggi abbiamo fatto riferimento alle figure classiche delle fiabe, soffermandoci soprattutto sul rendere antropomorfe le paure e i desideri di Simone, il protagonista (la paura del buio, la mancanza della mamma, voler conoscere il futuro). Mentre per decidere come avrei girato le loro caratteristiche abbiamo fatto riferimento ai trucchi cinematografici magici di Melies, Chaplin, Harryhausen: allora c'è
Zio Disco che parla con il giradischi dove la voce è filtrata al mix, Ocram che vive al contrario in cui tutto il suo girato è mandato al contrario,
Giulio Buio che ha sempre la faccia sottoesposta o
Armando Armadio che ha l'effetto speciale solo nel nome perchè è un "gigante nano", quindi è alto come Simone ma ha i genitori altissimi e quindi si sente a disagio a casa non quando è con i suoi amici.
Il suo film è una trasposizione della fantasia di un bambino. Cosa c'è di Marco Chiarini nel personaggio del protagonista Simone?
Marco Chiarini: Di me nel film c'è tutto quello che sono e che vorrei essere stato a 12 anni. Ad un certo punto mi sono accorto che stavo girando il film come lo avrei fatto a quell'età con una felicità e un incanto che si ha quando da bambini si gioca con una serietà e una dedizione che poi raramente ritroviamo nel lavoro. E' ovvio poi che nella scena in cui Simone ci svela il suo amore incondizionato a Lorenza, ci sono racchiuse tutte le dichiarazioni d'amore che i ragazzini di 12 anni, già ampiamente desiderosi di baci e carezze, a quell'età si ripetono in mente migliaia di volte.
Come ha realizzato le animazioni presenti nel film?
Marco Chiarini: Sono tutte in stop motion a passo uno, realizzate da me con carta, pastelli e forbici. Esattamente come le avrei fatte a 12 anni e con quella semplicità che è lontanissima dallo stile 3D con cui vengono realizzate le animazioni al cinema di questi tempi.
Come sarà distribuito "L'Uomo Fiammifero"?
Marco Chiarini: Noi vorremmo che si sapesse che il 19 febbraio comincia la distribuzione ufficiale del film a Roma dal Nuovo Cinema Aquila al Pigneto. Rimarrà molto a lungo in sala perchè
Edoardo Dell'Acqua, il responsabile dei programmi speciali, crede fermamente nel film e nella possibilità di trovare il suo vasto pubblico. Ne è ancora più convinto dopo l'affollatissima anteprima del 6 gennaio 2010 alle ore 11:00 con la sala quasi al completo. Non possiamo competere con i grandi film e le grandi distribuzioni che, è il loro lavoro, hanno gli orari migliori già ampiamente prenotati da mesi. Ma possiamo far vedere i film nel weekend in orario mattutino che piace al pubblico del quartiere. La nostra forza allora diventa quello che non abbiamo e quello che altri scartano: non abbiamo fretta, non abbiamo contratti capestro, non abbiamo paura degli orari inusuali, non dobbiamo decidere la sorte del film nelle prime tre settimane. Alla fine della proiezione poi c'è sempre qualcuno della troupe che ringrazia il pubblico presentantodosi e offrendo quello che gli attori mangiano nel film: girelle, pizza di pecorino abruzzese e semini di girasole. Per la prima settimana si sono già prenotati l'attore
Franceco Pannofino, l'autore delle musiche
Enrico Melozzi e l'assistente operatore
Fedele di Nunzio. Ad ogni proiezione il racconto del proprio intervento nel film.
Progetti per il futuro? Sta lavorando a qualche nuovo film?
Marco Chiarini: Sto lavorando con lo sceneggiatore
Pietro Albino Di Pasquale alla stessa storia che presentai nel 2004 alla
Fandango, riveduta e corretta e sono sicuro che tra breve prenderà il suo volo.
Per concludere una domanda singolare, Marco Chiarini, crede ancora nelle favole?
Marco Chiarini: Rispondo dicendo che appena finite le riprese del film è nata la mia prima figlia. Con grande gioia e di comune accordo con mia moglie l'abbiamo chiamata Morgana...
08/01/2010, 09:00
Simone Pinchiorri