Sergio Rubini, un grande autore pugliese in concorso nella sua puglia


Sergio Rubini, un grande autore pugliese in concorso nella sua puglia
Un pugliese doc ed insieme un grande autore non poteva mancare in concorso al Bif&st con il suo ultimo lavoro di indubbia qualità. Sergio Rubini si è intrattenuto infatti a lungo a parlare di “L’Uomo Nero”.

Il film è nato dal ricordo che avevo di questo macchinista che dal treno, arrivato all’altezza di un istituto per orfani, lanciavo loro delle caramelle; l’ho mescolato all’idea del pittore non professionista e capo stazione per mestiere collegato alla mia tradizione famigliare, e sono partito a scrivere la sceneggiatura”, ha dichiarato il noto attore e regista. “Volevo comunicare l’idea non comune che i figli spesso non capiscono nulla dei loro genitori perché li vedono sotto il loro ruolo e non considerano invece che sono persone normali che magari soffrono, si sbattono ed amano. Poi ho ancorato la dimensioni metafisica del lungometraggio a ragioni etiche. Credo che al Sud ci sia ancora la capacità di percepire dimensioni parallele accanto a quelle quotidiane; mi sono infatti affidato al realismo magico che fa parte della tradizione del Sud. Ho cercato di raccontare anche la fantasia che i bambini hanno di crearsi realtà parallele nei momenti di insoddisfazione della loro vita. Volevo narrare anche di come l’arte possa permettere ad un uomo di smarcarsi dal grigiore della sua esistenza, e mostrare quindi la sua vera essenza. Al Sud il tentativo di fare arte di un uomo comune è ostacolata come nel film dal momento che le persone comuni sono tranquillizzate dal fatto di avvertirsi tutte uguali; il risultato è che la gente è paralizzata, e solo adesso i giovani sembrano essersi liberati un po’ da questa mentalità. Il padre che interpreto appunto è un uomo politicamente scorretto, troppo persona e poco genitore; ho cercato di raccontare questa ambiguità che è invece giusto che esista. Il vero talento del personaggio è restarsene zitto; la mancanza del figlio è quella di mettere in dubbio la virilità dell’uomo che solo alla fine del film, in una struggente riconciliazione, scopre che invece esisteva nel suo genitore".

Con il giovanissimo Guido Giaquinto”, ha precisato Sergio Rubini in presenza del bambino, "abbiamo fatto un ottimo lavoro. Da lui ho anche imparato, come è naturale che gli adulti apprendano dai bambini; un attore della sua età e personalità per esempio non devi caricarlo né spiegargli troppo la scena, devi costruire una magia e poi spingerlo”.

La nobiltà e la struggente, ammaliante, magia di un film commovente e bello come “L’Uomo Nero” arricchiscono il cinema italiano del suo panorama di qualità in buona parte in concorso qui al Bif&st nel pieno centro di Bari.

29/01/2010, 21:29

Giovanni Galletta