Note di regia del documentario "Senza Voce"
Questo documentario nasce da una domanda: Come mai ci sentiamo felici soltanto quando l'Italia segna un goal ai Mondiali?
La sintesi migliore di ciò che sentivo in quei giorni è l'articolo di Massimo Gramellini su La Stampa all'indomani della semifinale Italia-Germania:
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Sarà difficile dimenticare la corsa del terzino Fabio Grosso dopo il gol della vita, con la testa che sbatte mentre le labbra ripetono: Non ci credo come in una litania. L’urlo di Tardelli era lo sfogo del supereroe che al culmine dell’impresa libera finalmente la tensione, ma il Non ci credo di Grosso è qualcosa di più.
L’emozione di un individuo normale che diventa subito patrimonio di tutti. Per questo ci ha preso al cuore. Perché siamo addestrati a una vita di medio profilo, refrattaria agli sbalzi emotivi. Il dolore è un dramma cupo, la felicità un peccato o comunque un insulto agli dèi. Sotto la linea della medietà quotidiana, si staglia la morte di cui abbiamo paura; sopra, il paradiso che pensiamo di non meritarci almeno per ora. Appena la realtà ci porta al di qua o aldilà della linea, la nostra reazione è la stessa di Grosso: Non ci credo".
Ma tutto ciò, dipende solo da noi?
Marco Zaccaria