Note di regia del film "Genitori e Figli: Istruzioni per l'Uso"
Questo è un film dedicato e, si sa, i film dedicati o sono più belli o sono più brutti.
Certo, perché ci si mette dentro tanto di sé e ci si espone al giudizio come nervi scoperti. Questo lavoro è stato per me un continuo entrare e uscire dal passato, non tanto per le vicende che racconto, quanto per il clima, le atmosfere, i dialoghi, i nomi propri dei protagonisti, che sono tutti quelli della mia famiglia.
Dopo la scomparsa dei miei genitori, tutti e due partiti nell’arco di pochi mesi uno dall’altro, ho compreso il vero valore della famiglia anche se ormai non la chiamo più così, bensì il “branco”!
Consapevole del fatto che esiste tutta una schiera di bravi registi che saprebbero e sanno raccontare meglio di me la famiglia allargata o gli screzi tra genitori e figli, ho preferito raccontare solo il “branco” e cioè quel nucleo piccolo e forte che comprende unicamente gli affetti veri, gli amori per sempre e non il resto.
Nel film tutto questo è riassunto in una scena, quella delle ceneri, in cui si vede chiaramente che solo il nucleo centrale della famiglia e quindi il “branco” potrebbe vivere un momento del genere. Le famiglie allargate sono una sciocchezza del nostro tempo, sono un espediente per vivere in pace col proprio passato e i propri errori ma non esistono davvero. I veri affetti, gli amori per sempre non sono ne allargabili ne restringibili, sono loro e basta. Rimangono tali anche contro le tue volontà e alla fine, prima o poi, ci dovrai fare i conti. Ecco perché ho voluto raccontare i genitori e i figli, perché loro fanno parte del “branco”. I dialoghi, le discussioni, i litigi, le totali incomprensioni di una vita, tutto questo non basterà mai a dividere un “branco”.
Mi sono divertito molto con Chiti e Agnello a scrivere la sceneggiatura di questo film perché si trattava di cavar fuori da ognuno di noi qualche segreto del passato, qualche episodio della propria vita mai raccontato e io cercavo di capire senza domandarlo, se quelle idee erano frutto della fantasia o reali accadimenti della loro adolescenza. Quando si fa un film del genere ci si mette in gioco per davvero. So che mio fratello Sandro quando vedrà il film avrà un sussulto non indifferente davanti a certe scene ma questo è il prezzo che si paga quando si vuole rendere omaggio a qualcuno che non c’è più, bisogna raccontare i dettagli, magari solo in quella scena, ma essere precisi, pignoli.
C’è un aspetto della mia vita però che non riesco a nascondere più di tanto ed è quello della comicità degli eventi, anche i più drammatici. Trovo sempre il modo per renderli divertenti alla fine. Non so perché, forse un buon analista me lo saprebbe spiegare…
Comunque il film è la dedica che ci ho messo alla fine, perché non siamo mai pronti, nemmeno quelli che dicono di esserlo come me: “
Questo film è dedicato ai miei genitori scomparsi prematuramente a ottant’anni”.
Giovanni Veronesi