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Note di regia del film "Le Quattro Volte"


Note di regia del film
"Le quattro volte" è un film in togliere: comincia tradizionalmente, fissandosi sull’uomo, e poi via via sposta il centro dell’attenzione su tutto ciò che gli sta intorno, e che normalmente è poco più che uno sfondo, fino a privare lo spettatore di ogni punto di riferimento. Ovviamente, in questa perdita progressiva del protagonista, si vorrebbe che fosse contenuta anche una scoperta, la scoperta di una pari dignità fra l’umano e gli altri regni. La Calabria, prima che una terra dal fascino arcaico, ancora sede di mestieri ancestrali come quello del carbonaio, che lavora con fumi, forme e materie risalenti alle origini del tempo, è il luogo in cui il sapere popolare, fortemente influenzato dalla scuola pitagorica, mi ha abituato a vedere oltre le cose, a immaginare di continuo la sopravvivenza di qualcosa che transita da un involucro a un altro. È in questa terra che ho imparato a ridimensionare il ruolo dell’uomo, o almeno a distogliere lo sguardo da lui: si può liberare il cinema dalla tirannia dell’umano, che è un privilegio ma anche una condanna alla solitudine? Le quattro volte cerca di incoraggiare questo percorso di liberazione dello sguardo, sollecitando lo spettatore a trovare il nesso nascosto che anima tutto quel che ci circonda. Anche per me questo nesso è stato qualcosa da riscoprire attraverso il cinema, strumento che credo abbia il potere di mettere in evidenza il legame che unisce le materie viventi. Quando vedo un film, ho sempre la sensazione che sulla pellicola si fissi qualcosa che va molto al di là del soggetto ripreso, come se l’immagine fosse una forma di accesso all’invisibile, l’unica che ho saputo sperimentare fino ad ora.

Michelangelo Frammartino