Pupi Avati si racconta al Bellaria Film Festival 2010
Quando un autore cinematografico, sceglie di togliersi la visiera del regista per incontrare una numerosa platea, rimane l'uomo, con le sue esperienze, i suoi errori, i suoi sogni. Tra i vari “
Omaggi” che il
Bellaria Film Festival ha voluto inserire in cartellone, quello a
Pupi Avati è stata una scelta vincente sotto molti aspetti. Al termine della proiezione della prima parte di quello che diventerà il documentario “
Pupi Avati, ieri, oggi, domani (La musica, il cinema, la vita di Pupi Avati)”, realizzato da
Claudio Costa, il regista bolognese ha raccontato numerosi aneddoti relativi agli inizi della propria carriera. Con un curriculum in cui spiccavano le esperienze da “clarinettista fallito” e venditore di surgelati, folgorato da “
8 e 1/2” di Fellini, decise che il cinema sarebbe stato il suo mestiere e gli incontri con un nano e con un mecenate di nome “Mister X” lo portarono sul set del suo primo film “
Balsamus, l'uomo di Satana: ”
Fu un flop clamoroso, costato al “produttore” quasi 160 milioni, seguito da un altro grande insuccesso, “Thomas e gli indemoniati”, altri 110 milioni buttati. La terza volta che mi recai da “Mister X” per cercare finanziamenti gli dissi che avevo un'idea e lui mi rispose che ne aveva anche lui una. Non erano coincidenti. Poi la partenza per Roma, carico di una grande voglia di riscatto e una serie di strane coincidenze, come la volta in cui per errore un copione finì nelle mani di Ugo Tognazzi, che si candidò per il ruolo da protagonista: "
Diressi quel film in ginocchio per tutto il tempo, senza mai dire nulla a Ugo, tanta era la mia venerazione nei suoi confronti". In conclusione, una confessione che suona come una dichiarazione d'amore verso il proprio lavoro: "
Mi piace il fatto che la mia vita si sia completamente mischiata con il cinema e talvolta, anche quando mia moglie mi chiede qualcosa, osservandola rifletto su quale sia l'angolazione migliore per riprenderla".
06/06/2010, 18:45
Antonio Capellupo