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Il Csc alla Mostra di Venezia con la retrospettiva
"La Situazione Comica"


Il Csc alla Mostra di Venezia con la retrospettiva
Com’è ormai tradizione da alcuni anni a questa parte, la Cineteca Nazionale anche quest’anno organizza la retrospettiva della Mostra di Venezia.
La situazione comica (1910-1988), curata da Marco Giusti, Domenico Monetti e Luca Pallanch, comprende una duplice programmazione: alla Sala Volpi 19 film - più 3 episodi e un ciclo, a cura della Cineteca di Bologna, di comiche del muto - che ripercorrono la storia della comicità in Italia dal 1910 al 1977; alla Sala Perla 7 film che segnano il passaggio dalla comicità puramente cinematografica a una commistione di linguaggi fra cinema e televisione. Tutti i film proposti sono in pellicola e molte copie sono state ristampate per l’occasione partendo dai materiali esistenti in Cineteca oppure messi a disposizione dagli aventi diritto.

Anche quest’anno alla base della programmazione c’è un lungo lavoro di ricerca e selezione che ha consentito di riportare alla luce opere meritevoli di essere riproposte al giudizio della critica e del pubblico. Alcune, scomparse per decenni negli archivi, possono essere considerate autentiche rarità: "Botta e risposta" (1950) di Mario Soldati è una delle prime testimonianze della Hollywood sul Tevere con Louis Armstrong che si esibisce con la sua orchestra e con numerosi cantanti e ballerini americani. Prodotto da Dino De Laurentiis, sceneggiato da Giovannini e Garinei, Steno, Monicelli, Maiuri e Marcello Marchesi, è un film corale in cui spicca la presenza, prima della serie di Don Camillo, di Fernandel, un pellegrino che giunge a Roma da Parigi per l’Anno Santo. Accanto a lui Nino Taranto, Enrico Viarisio, Dante Maggio, Isa Barzizza, Renato Rascel, Carlo Dapporto, Claudio Villa. "L’eroe sono io" (1952) di Carlo Ludovico Bragaglia è una variante comica de "Lo sceicco bianco" di Fellini: Righetto (Renato Rascel) vende gelati a Villa Borghese e sogna di diventare un divo dei fotoromanzi, ma non è all’altezza di Bob D’Alba (Achille Togliani). L’Italia del dopoguerra riprende a sognare con i suoi improbabili eroi e scenografie di cartapesta. "Cinque ore in contanti" (1960) di Mario Zampi è un caso unico di humour inglese applicato al cinema italiano. Zampi, produttore e regista ciociaro trasferitosi con successo in Inghilterra, dove si fa apprezzare per alcune commedie, gira nei dintorni di Bolzano un film in doppia versione, italiana e inglese, con trio straordinario: Ernie Kovacs, la stella televisiva dell’Ernie Kovacs Shaw in onda su Nbc, Cyd Charisse e George Sanders, supportati, nella versione italiana, da Vittorio Caprioli, Vittorio Coop, Arnoldo Foà, Francesco Mulè e Riccardo Garrone. Il titolare di un’agenzia funebre si fa mantenere da ricche vedove conosciute ai funerali, finché si innamora di una di loro… una commedia al vetriolo sull’avidità e le multiformi espressioni della personalità umana. "Il mantenuto" (1961), prima regia di Ugo Tognazzi (di cui ricorre nel 2010 il ventennale dalla morte), una divertente commedia degli equivoci con una prostituta (Ilaria Occhini) che spaccia per suo protettore un uomo che porta a spasso il cane (ovviamente Tognazzi) e brevissima apparizione di Raimondo Vianello nella parte di un automobilista; "Lo scatenato" (1967) di Franco Indovina, in cui Vittorio Gassman, alias Bob Chiaramonte, attore di belle speranze ridottosi a lavorare solo per la pubblicità, è ossessionato dalla presenza di improbabili animali in una società sempre più caotica, ben colta dagli sceneggiatori Tonino Guerra e Luigi Malerba; "L’onorata società" (1961), altro film d’esordio, anzi di esordi: prima regia di Riccardo Pazzaglia e primo film da protagonisti per Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, lanciati da Domenico Modugno (amico di Pazzaglia dai tempi in cui erano entrambi allievi al Centro Sperimentale di Cinematografia), prima farsa sulla mafia, con cameo di Vittorio De Sica, capo dell’onorata società; "Io non spezzo… rompo" (1971) di Bruno Corbucci, il più divertente dei 7 film della coppia - lanciata da Dino De Laurentiis, prima di trasferirsi negli Stati Uniti - Alighiero Noschese/Enrico Montesano, nelle vesti di due improbabili poliziotti, con il grande imitatore che prende a modello linguistico il Volonté di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e interroga i figli travestendosi da Mike Bongiorno; infine, i due episodi "La lepre e la tartaruga" di Alessandro Blasetti (dal film "Le quattro verità", 1962), che rivela le doti naturali di Monica Vitti per la commedia (così dichiaro l’attrice: "il mio maestro all’Accademia, Sergio Tofano, me lo ripeteva sempre: “Sei fatta per la commedia!”. Lo capì Blasetti, che mi affidò un ruolo in un film a sketches"), e "La manina di Fatma" di Vittorio Caprioli (dal film "I cuori infranti", 1963), grande interpretazione di Franca Valeri (che ha festeggiato pochi giorni i suoi 90 anni) e omaggio ad Aldo Giuffrè recentemente scomparso. Due storie di donne che fanno di tutto per riconquistare il loro uomo, con le armi della simpatia la Vitti, con armi vere la Valeri, proprietaria di un baraccone da fiera e tiratrice provetta.

Il programma della Sala Volpi comprende poi le versioni restaurate dalla Cineteca Italiana de "Gli allegri masnadieri" (1937) di Marco Elter con i fratelli De Rege, e di "6x8/48 (Tutta la città canta)" (1943-45), curiosa incursione nella comicità del maestro del thriller e dell’horror Riccardo Freda; alcuni capisaldi della comicità, come "Tempo massimo" (1934), con Vittorio De Sica, e "Imputato alzatevi!" (1939), con Macario, entrambi di Mario Mattoli, "Non ti pago!" (1942) di Carlo Ludovico Bragaglia, che vede riuniti tre fratelli De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina, "Guardie e ladri" (1951) di Mario Monicelli e Steno, con Totò e Aldo Fabrizi, "Lo scapolo" (1955) di Antonio Pietrangeli, con Alberto Sordi, di cui viene proposta anche la travolgente deposizione di Nando Moriconi in "Un giorno in pretura" (1954) di Steno; e alcune variazioni sul tema della comicità: "Tino Scotti signor “Ghe pensi mi!” in È arrivato il cavaliere!" (1950) di Steno e Monicelli, la pochade "Le pillole di Ercole" (1960), primo film italiano di Luciano Salce, con Nino Manfredi che duetta con Francis Blanche e Vittorio De Sica, "Il giovedì" (1964) di Dino Risi, una delle più ispirate interpretazioni di Walter Chiari, un padre separato alle prese con la visita settimanale al figlio, "Il domestico" (1974) di Luigi Filippo d’Amico, tragicomica storia d’Italia dalla seconda guerra mondiale agli anni Settanta vissuta attraverso le avventure di un uomo (Lando Buzzanca all’apice del successo) al servizio degli altri. Chiude il programma della Sala Volpi "Casotto" (1977) di Sergio Citti che rifà il verso a decine di film balneari, irridendo con la sua vena caustica le domeniche d’agosto degli italiani. Con un cast memorabile che solo il genio istintivo di Citti poteva assemblare: Gigi Proietti, Franco Citti, Ninetto Davoli, Jodie Foster, Paolo Stoppa, Flora Mastroianni, Michele Placido, Anna e Mariangela Melato, Ugo Tognazzi, Carlo Croccolo e, dulcis in fundo, Catherine Deneuve, in un’indimenticabile apparizione onirica.

04/08/2010, 16:36