Note di regia del documentario "La Politica del Desiderio"
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La politica del desiderio" è un racconto corale che mette in luce le storie di donne che hanno fatto storia cambiando la propria vita. L’idea principale è quella di riuscire a comporre un’opera di tessitura, tramite racconti, immagini di opere d’arte, repertori, parole poetiche e storie personali. Al centro le relazioni, gli intrecci, gli affetti, il coraggio che viene dall’essere insieme, dal sentirsi sostenute, parte di un progetto comune, di un sogno condiviso.
Il racconto inizia dagli anni ’60, ma la ricostruzione non è storica. Passa attraverso le esperienze personali e apre squarci sull’oggi, tenendo conto che le relazioni tra donne esistono da sempre. A ricordarlo sono le immagini dei quadri che scandiscono il racconto: donne che insieme parlano, guardano, leggono, lavorano, soffrono, ridono, si muovono sullo schermo, vengono a fuoco come da lontano.
I nodi di passaggio narrativo prenderanno spunto ora dalle parole, ora dalle immagini, ora da analogie, in un percorso che trova un suo ordine interno seguendo i sentimenti, le emozioni del ricordo, le relazioni di una con l’altra.
Una voce fuori campo sottolinea momenti e passaggi con piccoli brani tratti da Virginia Woolf, Carla Lonzi, Luisa Muraro. Con l’intento di fermare il ritmo, creare sospensioni “alte”, pause in cui la mente possa posarsi o viaggiare oltre, con l’azzardo e la magia di una poesia, di una frase.
Le protagoniste sono riprese nelle loro case, nei loro luoghi preferiti, che amano mostrare come se parlassero con un’amica, come se raccontassero a una figlia o a una nipote davanti al camino, con la stessa cura, la stessa esposizione anche rispetto a chi è dietro la telecamera e a chi guarda.
Le immagini usate, oltre a filmini amatoriali, familiari e fotografie che mostrano le protagoniste giovani, negli anni di cui parlano, sono tratte da quadri e fotografie d’arte che ritraggono donne e soprattutto donne in relazione: amiche, amanti, sorelle, coppie madre-figlia, dall’antichità ad oggi.
Immagini che non sono mai usate come coperture semplicemente, ma come spazi visivi che aprono e creano ritmo, che dicono o aggiungono senso alle parole, al racconto. La scelta è infatti quella di riempire gli occhi e lo sguardo con immagini che mostrino che le donne insieme sono e fanno società.
Manuela Vigorita e
Flaminia Cardini