"Ritratto di mio Padre": il grande Ugo Tognazzi
come nessuno l'ha mai visto e descritto
Anarchico, surreale, malinconico, probabilmente unico. Difficile inquadrare la personalità di
Ugo Tognazzi, immenso mattatore di un certo tipo di commedia, scomparso in via prematura esattamente venti anni fa, il 27 ottobre 1990. E forse nessuno meglio della figlia
Maria Sole, che ha avuto modo di conoscere “Ugo” sul quel grande set che è la vita di ogni giorno, avrebbe saputo tratteggiare la figura raccontata nel documentario “
Ritratto di mio padre”.
Stando alle testimonianze di numerosi protagonisti del mondo del cinema italiano che ebbero l'opportunità di diventarne amici, oltre che colleghi per professione, e di frequentare il “Villaggio Tognazzi” a Torvajanica, una sorta di “Hollywood sul Tirreno”, Tognazzi non divenne mai adulto fino in fondo, come se l'unico modo di approcciarsi alla vita fosse quello ludico e spensierato, una sorta di favola dell'eterno fanciullo terminata negli ultimi anni con una depressione nata forse proprio dal non poter accettare di invecchiare. Ma come l'attore cremonese era capace di compiere gesti improbabili, quali l'acquisto di una “Matra Simca” gialla a tre posti, ricordata da
Paolo Villaggio come una delle macchine più inutili della storia, allo stesso tempo era capace di lanciarsi in ruoli sempre diversi e talvolta rischiosi, perchè forse come ammesso da
Ettore Scola "
Ugo è stato il più problematico degli attori italiani, impossibile da capire fino in fondo".
L'idea di girare un documentario su Tognazzi, nacque anni fa al produttore
Matteo Rovere e la regista ammette di aver voluto subito cercare una via diversa e alternativa per raccontare al meglio la figura paterna: "
Oltre alle centinaia di ore di film, interviste e sketch di rivista e varietà, mi ritrovavo parecchio materiale audiovisivo di famiglia, dei vecchi super8 girati per la grande maggioranza proprio da mio padre. Ho scelto di partire proprio da questi ed è stato un modo per rientrare in contatto con lui dopo tanto tempo". Nel film si susseguono le testimonianze degli atri tre figli, nati da madri diverse, ma da sempre attaccati al valore della famiglia, punto fermo di “papà Ugo”. E allora i ricordi delle prime pulsioni cinematografiche di un piccolo Ricky, vanno a mescolarsi con i dolori del figlio norvegese
Thomas Robsahm, divenute poi gioie quando a otto anni, oltre a riabbracciare il padre, conobbe Gianmarco, che da quel momento divenne suo fratello per sempre.
Oltre alla ricchezza di immagini inedite, “
Ritratto di mio padre” gode di una colonna sonora d'autore, firmata dal maestro
Sergio Cammariere, che come ricorda la regista fu legato a Tognazzi fin dagli esordi nella musica: "
Sergio è molto amico di Gianmarco e stimava molto mio padre, tanto che quando morì, scrisse assieme a mio fratello il brano “Due gocce d'acqua” che però finì in un cassetto. Quando mi venne proposto di girare questo lavoro, pensai subito che quel pezzo sarebbe dovuto entrare a far parte del film e Sergio mi disse di voler addirittura comporre l'intera soundtrack, facendomi un vero e proprio regalo".
Il documentario, che si legge come un vero e proprio atto d'amore, è stato prodotto in parte anche da La7 e avrà un passaggio sul canale televisivo domenica 31 alle ore 17:00.
27/10/2010, 17:47
Antonio Capellupo