Enzo Salvi e Maurizio Battista in "Una cella in due"
Che dire? E’ già tutto detto sui manifesti che campeggiano nelle città nelle quali
Iris film ha sapientemente deciso di distribuire il film in centodieci copie, in grande probabilità un record per la distribuzione di
Christian Lelli che per il momento ha deciso di puntare decisamente sulle commedie e di smettere di impegnarsi in opere forse più meritevoli o perlomeno più coraggiose.
“
Un film d’evasione”: la scritta che campeggia più grande del titolo nel manifesto di “
Una cella per due” di
Nicola Barnaba, dice molto sulla trama del lungometraggio in questione e moltissimo sul tipo di film con cui lo spettatore si troverà a che fare dopo avere pagato il biglietto. Che altro c’è da dire? Davvero poco.
Di “
Una cella in due” si può dire che ognuno fa il suo mestiere per dare al pubblico quello che vuole e quindi tutto quello che si è visto e tutto quello che ci si può aspettare, senza puntare troppo sulla messa in scena ma solo appunto perché il fruitore non ci farà certo caso, e quindi giustamente non vale la pena impegnarsi. Certo lo script non si preoccupa di evitare le volgarità, ed è puntato sulle simpatiche ma già viste interpretazioni di
Enzo Salvi e Maurizio Battista. I personaggi non sono approfonditi, ed il lavoro su di essi poteva dare maggiore spessore alla sceneggiatura che in certi momenti prova anche a lavorare su una certa accennata intimità che poi non si preoccupa di approfondire. Ma al fruitore, appunto, questo non importa, come non si soffermerà di certo sulla mancanza di verosimiglianza della sceneggiatura. Gli sketch infatti sono costruiti sul più vecchio degli schemi, con l’unica intenzione di fare ridere chi ha lasciato il cervello a casa. Discorso già fatto, quindi mi fermo qui dal momento che odio ripetere il già detto. “
Una cella in due” è un lavoro riuscito perché puntato sul pubblico, a cui gli sceneggiatori ed il regista riescono a dare esattamente quello che vuole. Punto. Anzi; una nota di merito per la brava e bellissima
Nicole Murgia. Ne sentiremo parlare sempre di più.
04/03/2011, 18:00
Giovanni Galletta