Alessandro Rocca rievoca
il genocidio avvenuto in Ruanda nel 1994 attraverso la storia dell’allora console d’Italia, Pierantonio Costa, che si mise in gioco in prima persona per salvare la vita a circa 2.000 persone tra occidentali e locali, adulti e bambini.
"In mezzo a tanta violenza e sofferenza qualcosa avevo fatto. Solo questo. Questo, e niente di più", ha detto lo stesso Costa.
I tragici eventi di quel periodo meritavano
un documentario come questo, lucido, efficace e giustamente distaccato dal racconto.
Tutto inizia il 7 aprile del 1994 quando all’indomani dell’attentato che costerà la vita al presidente ruandese Juvenal Habyarimana, iniziano i massacri il cui bilancio conterà più di ottocentomila vittime, in maggioranza appartenenti all’etnia tusti.
Tutto è durato circa cento giorni. Nel novembre dello stesso anno l’Onu istituirà il tribunale penale internazionale per il Rwanda.
Quindici anni dopo è iniziato il lavoro di Rocca, un documentario di grande qualità anche tecnica.
Una storia di coraggio e di giustizia, ritornando sui luoghi, e incontrando coloro che devono la vita ad un uomo che ha saputo essere coraggioso in mezzo al terrore.
09/03/2011, 16:49
Carlo Griseri