Note di regia del documentario "Fate la Storia senza di Me"
Ho iniziato a lavorare a questo progetto nel lontano 2004. Data la complessità della storia ho ritenuto necessario compiere un’approfondita ricerca negli archivi e incontrare il più grande numero di persone possibile, ognuna delle quali portatrice di un tassello utile alla ricostruzione della vita di Albertino. Questo viaggio a ritroso mi ha permesso per la prima volta di confrontarmi con una generazione e un mondo che fino ad ora mi era estraneo, se si escludono le notizie che avevo appreso attraverso i media e le più svariate pubblicazioni. Nelle persone che ho incontrato mi sono accorto che la morte di Albertino, avvenuta nel 1991, ha portato via non solo un amico, un fratello, un compagno, ma anche un collante tra quelli che l’hanno conosciuto e il loro stesso passato: il movimento del Settantasette, l’impegno per la chiusura dei manicomi, la lotta armata, il carcere, la deriva della droga, il “riflusso”. Dunque raccontare Albertino e il suo mondo, significa raccontare un passato che riguarda la nostra Italia, ed è quello che spero avvenga attraverso questo film.
L’impegno è quello di tenere alta la soggettività del racconto con l’aiuto del diario di Albertino di cui ascoltiamo in prima persona la voce, interpretata dall’attore Fabrizio Gifuni. Le riprese in esterni sono state realizzate per andare in questa stessa direzione, cioè per evocare il personaggio e ritrovare i segni del suo passaggio in quei luoghi che l’hanno visto protagonista come ad esempio gli ospedali psichiatrici e il carcere. Le interviste fanno da sponda al diario, e non da guida, mentre il materiale di repertorio ci aiuta a dipanare il racconto, ma soprattutto crea suggestioni, evoca momenti gioiosi e drammatici nei quali mi auguro tutti si possano ritrovare.
Mirko Capozzoli