Jack Hirschman, il “poeta rosso”, raccontato da Matthew Furey
Jack Hirschman è il “poeta rosso”, comunista, amico degli emarginati, ex professore universitario, pittore, traduttore e attivista culturale, cui è dedicato il bel documentario di
Matthew Furey dal titolo "
Red Poet", presentato al
Riff 2011 nella sezione
International Documentary Competition.
Il regista ha seguito Hirschman per cinque anni durante conferenze, reading, caffè, librerie e gallerie d'arte, da Los Angeles a Venezia, e utilizzando filmati d'epoca e interviste ai protagonisti della scena letteraria della San Francisco anni 60, ha tratteggiato un sapiente ritratto di uno dei simboli della sinistra americana.
Vicino, in un primo momento, ai poeti della beat generation come Allen Ginsberg e Gregory Corso, Hirschman se ne distacca definendo la loro “una rivoluzione borghese” e avvicinandosi invece a un tipo di attivismo politico fatto fra la gente e per la gente. Negli anni 80 abbraccia la causa degli homeless d'America, ne fonda il primo sindacato e si impegna per migliorare le loro condizioni di vita. Parallelamente, continua il suo lavoro di poeta pubblicando numerose opere, il vertice delle quali è costituito sicuramente da “Gli Arcani”, del 2006, compendio della sua arte e capolavoro indiscusso.
L'ostracismo subito in patria da Hirschman – dovuto a posizioni politiche di cui non ha mai fatto mistero – non gli ha però impedito di diventare celebre oltreoceano. Nel documentario di Furey è infatti ben illustrato lo stretto legame del poeta con l'Italia, dove porta avanti tuttora numerosi progetti come quello della Casa della Poesia di Baronissi (SA) di cui è “cittadino onorario”.
Con questo lavoro Furey va a recuperare la memoria storica di una tradizione – quella americana e progressista di poeti come Walt Whitman e Woody Guthrie – che oggi rischia di perdersi e che vede, in personaggi come
Jack Hirschman, uno dei suoi ultimi baluardi.
21/03/2011, 18:32
Lucilla Chiodi