Note sul film collettivo "Scossa"
Cent’anni fa un tremendo terremoto, e un successivo ed altrettanto tremendo maremoto,devastarono e in gran parte distrussero Messina e Reggio Calabria. Le città dello Stretto. Centomila morti.
Pensare ad un possibile film che rammentasse quell’immane disastro ha significato per noi - per primissima cosa – l’escludere qualsiasi intenzione “monumentale”, qualsiasi pretesa di “kolossal”, di celebrazione onnicomprensiva. Ci sentiamo piuttosto estranei alla retorica.
Il progetto “Scossa” ha preso avvio, per contro, da una ricerca minuziosa sulla memoria collettiva. Sulle testimonianze rintracciabili sui giornali di “allora”, oppure diaristiche, o fotografie, o ancora tramandate - anche oralmente di padre in figlio – di vittime, di sopravvissuti, di soccorritori.
Da questa ricerca è scaturito dapprima un concreto interesse, poi una prima ipotesi narrativa, e poi ancora, man mano, l’identificazione di quale tipo di film ci attraeva, ci stimolava.
Il progetto “Scossa” propone di riunire cinque “sguardi interpretativi” particolari, tradotti in cinque racconti filmati da cinque registi italiani. Un puro ordine alfabetico: Andrea Frezza, Ugo Gregoretti, Carlo Lizzani, Francesco Maselli, Nino Russo.
I loro film (ciascuno della durata compresa tra i quindici e i venti minuti ciascuno) saranno realizzati in totale libertà personale di struttura e di linguaggio. Ne consegue che essi saranno totalmente diversi l’uno dall’altro. Strettamente connessi, peraltro, dal comune, insieme umile e ambizioso intento di interpretare – ciascuno a suo modo – un singolo aspetto particolare della catastrofe.
Affrontandolo a partire da uno dei dati del reale emersi dalla primitiva inchiesta; ma tentando anche una similitudine con altri dati del reale comuni a tante altre catastrofi, a tante altre “scosse” inferte alla storia dell’umanità. E questa è, certamente, ambizione.
Indispensabile umiltà è per contro essere perfettamente coscienti della “misura” dei racconti. E non solo del ridotto spazio-tempo-metraggio a disposizione di ciascuno, ma soprattutto nell’aver scelto di aprire cinque “porte d’ingresso” coscientemente minimaliste, su cinque “momenti” e su cinque “microcosmi” su quella sconvolgente “fine di un mondo”.Da questa scelta è partita la seconda fase di ricerca: quella appunto, del “momento” e del “microcosmo” che ciascuno dei cinque registi-narratori sentisse più vicino a sé, più significativo, più appassionante. Una ricerca individuale, ora, pur seguendo la traccia della comune finalità. Una ricerca poggiata su due convinzioni di base. Intanto che – come ogni altra “scossa” della storia – questa tragedia contenesse in sé, tre termini essenziali: il “prima”, il “durante”, il “dopo”. E che per questo possibile raccontare sia la situazione sociale dei luoghi prima di essere investiti dalla catastrofe, sia la terribile giornata cruciale, e sia ancora alcune conseguenze future. E – seconda convinzione base – che ciascun racconto dovesse raccontare essenzialmente di esseri umani che, nella diversità dei “momenti”, potessero da persone diventare personaggi, vittime, e insieme noi.
Tanto più protagonisti quanto più sconosciuti alla storia ufficiale. A partire da queste comuni convinzioni, ciascun regista può così liberare la propria creatività in cinque racconti …. intorno di documentazione e d’immaginazione, strettamente intrecciati nella sincerità della propria personale emozione. Così i cinque racconti, solo apparentemente minimalisti, possono contenere temi importanti. Il tema dell’emigrazione italiana dell’epoca, che naturalmente arriva a riflettere sull’attuale immigrazione in Italia di genti , oggi, più povere di noi.
Il tema dell’atrocità del dolore, che può fatalmente avvicinare persone prima estranea o addirittura ostili fra loro. E che da una solidarietà pressoché imposta dalla tragedia può far nascere speranze nuove, e persino nuove forme di aggregazione umana e sociale. Il tema che può trasformare una pura quanto drammatica casualità in quasi irreale, come la magica salvatrice apparizione dal mare della flotta russa.Il tema, ancora, di destini umani che cambiano totalmente nel “dopo”. Il tema di intere fasce della società estirpate, cancellate dal tessuto di due città, fasce di grande tradizione, di secolare cultura umanistica, scientifica, politica.
E soprattutto il tema delle umane capacità di avventura, di paura e di rabbia, di predisposizione e di rinascita. Capacità che nessuno conosce di se stesso prima di una così violenta “scossa”. Il progetto prevede, infine, una sorta di cornice, di impaginazione che colleghi l’uno all’altro i cinque racconti liberi e indipendenti.Ma la forma di questa cornice potrà essere decisa soltanto nella fase di montaggio del film. Quando cioè sarà possibile scegliere il suo linguaggio, il suo stile. La forma più complementare all’intero progetto. La più adatta a fungere dà “fil rouge” narrativo da “cassa armonica” dell’ intero film. Tutto questo è “SCOSSA”.
Giorgio Arlorio11/08/2011, 20:10