THIS MUST BE THE PLACE: Sean Penn, la popstar
"dark" che torna ad essere bambino
Cheyenne non canta più. Da quando le sue canzoni "dark", scritte per vendere tonnellate di dischi, hanno spinto al suicidio due ragazzi. E
Cheyenne da quel momento ha smesso di crescere, o forse è tornato bambino in cerca d'innocenza dopo aver ucciso a distanza, impunemente, come con un fucile di precisione. Non beve, non fuma, non si droga e va vestito e truccato come quando era una star del pop.
"
This must be the Place" è un film di formazione, solo che il ragazzino da formare ha cinquant'anni.
Paolo Sorrentino racconta questo cambiamento attraverso il passaggio di un testimone tra padre e figlio: la ricerca di un criminale nazista.
Uno
Sean Penn magnifico, dal look ormai improbabile di un
Robert Smith dei
The Cure, attraversa così l'America sulle tracce dell'aguzzino di
Auschwitz che il padre ha cercato per tutta la vita. Forse non lo troverà mai, forse è morto di vecchiaia, di certo, il viaggio, lo aiuterà a trovare se stesso.
E basta poco; non servono grossi traumi, esperienze profonde o incontri folgoranti. Basta avere un obiettivo, guidare in silenzio su un'autostrada deserta e conoscere persone "normali" nel mezzo della loro esistenza. Fino a trovare il risultato della propria ricerca.
Raccontato con la consueta padronanza del mezzo cinematografico, i grandi movimenti di macchina e una colonna sonora dedicata a chi negli anni
70-80 sentiva
The Cure,
Iggy Pop o i
Talking Heads, "
This must be the Place", che proprio da una canzone del gruppo di
David Byrne prende il titolo, non è sicuramente un film italiano. E la bravura di
Paolo Sorrentino è proprio quella di metterci niente del nostro paese, a parte una breve citazione su Napoli, così da renderlo assolutamente internazionale.
Come sempre la colonna sonora è importante e qui fa tornare alla mente dello spettatore (dell'età giusta) quella spensieratezza che è argomento importante del film. E l'espressione di
Cheyenne che ascolta "This must be the place" cantata sul palco dall'amico e collega
David Byrne, racconta perfettamente il ricordo di quell'età che tutti hanno il diritto di vivere e poter rimpiangere.
05/10/2011, 13:22
Stefano Amadio