Note di regia de "L'Angelo di Alfredo"
La trivella faceva un gran frastuono. Ad Alfedino raccontavano che a scavare erano i robot dei cartoni animati, che presto lo avrebbero raggiunto e tratto in salvo. Poco prima della fine, un eroe d’acciaio lo raggiunse davvero.
Ci vuole infatti un cuore d’acciaio per fare ciò che ha fatto Angelo Licheri. E una resistenza d’acciaio per sopravvivere alla sconfitta in cui si è imbattuto. La vita di Angelo non è stata mai facile, anche al di là della vicenda di Vermicino e chi gli è vicino sa che la sua forza è l’ottimismo, lo stesso con cui oggi combatte i gravi problemi di salute.
Intorno alla sua storia non è difficile cogliere i paradossi del nostro paese, dove si incensano furbi, corrotti e faccendieri mentre i veri grandi uomini vengono sminuiti o, peggio, dimenticati: se dai più è considerato un eroe, c’è addirittura chi dubita che sia riuscito a raggiungere il bimbo.
“L’angelo di Alfredo” nasce dalla necessità di restituire ad Angelo Licheri un po’ di verità e di giustizia. Sono in pochi a conoscere la vera grandezza del suo tentativo di salvataggio, per il quale mise a serio rischio la propria vita. Forse solo i soccorritori che lo aiutarono a calarsi in quel tunnel buio e strettissimo e che, a distanza di trent’anni, hanno preso parte a questo documentario per ricostruire, con Angelo, la dimensione di quella impresa grandissima e tragica.
Per rendere la reale misura del gesto di Angelo, le testimonianze sembravano non bastare. Abbiamo deciso di mostrare ciò che le telecamere RAI non avevano mai inquadrato. Per conservare la delicatezza e il pudore necessari in una vicenda così estrema, ci siamo avvalsi di alcune tavole della graphic novel “Vermicino. L’incubo del pozzo”, disegnate da Maurizio Monteleone, uno degli speleologi protagonisti di quel soccorso. Immagini sobrie, ma dure e “vere”, frutto della memoria di un testimone diretto.
La chiave di questo documentario ritengo sia nel delicato equilibrio fra la insostenibile gravità dei fatti di Vermicino e la levità di immagini e volti che sembrano ancora sussurrare al piccolo Alfredo.
Fabio Marra