Note di regia di "148 Stefano. Mostri dell'Inerzia"
148 Stefano Mostri dell’inerzia, è un documentario ad argomento sociale, di sessanta minuti che unisce elementi di linguaggio visivo tradizionale ad altri non convenzionali. Le riprese dei testimoni narranti, e degli spazi urbani della città di Roma, dove i fatti sono avvenuti, sono alternati a drammatizzazioni ricostruite con la tecnica del rotoscoping, della videografica e con l’ausilio di voci fuori campo che diventano un tappeto sonoro alle visualizzazioni. L’uso dell’animazione, ricostruisce alcuni momenti, i principali, degli ultimi giorni della vita di Stefano dall’arresto fino alla sua morte, suggestionando con la sua figurata ‘irrealtà’ di bianchi, neri e rossi un irrinunciabile rispetto della sua immagine nella tragedia. La storia della morte di Stefano, viene rappresentata con una struttura narrativa ad incastro, dove diversi temi fattuali vengono narrati spontaneamente senza la proposta di domande in ‘campo’, in un tempo rappresentabile idealmente in un ascolto diretto del testimone-spettatore; come un incontro personale e frontale con chi ha vissuto quel tempo e che durante la visione sta ripercorrendo i momenti della storia, per offrirli ad un ascoltatore confidenziale.
L’utilizzo del primo e del primissimo piano, sono caratterizzanti la lettura principale della narrazione, per portare lo spettatore quanto più vicino all’emotività ed agli occhi dei testimoni. Le settanta brevi sequenze che completano il racconto sono raccordate in soluzioni audio e video che alternano lo stacco netto alle dissolvenze-assolvenze a nero, insieme ad accompagnamenti musicali originali. La telecamera alterna riprese statiche in grado di offrire maggiore concentrazione verso l’ascolto, ad altre effettuate a ‘mano’, simili ad una reale soggettiva e capaci di veicolare uno sguardo emozionale che riporti lo spettatore nel reale spazio profilmico.
Mi sono posto di visualizzare la storia come testimone tra i testimoni, ricostruendo in montaggio, come in un mosaico narrante, alcuni dei molti aspetti della vicenda di Stefano Cucchi che, partendo dal racconto umano di uno, sfortunato, giovane di Tor Pignattara, viaggiando attraverso i momenti principali delle vicende dei due processi, degli ospedali e del carcere, giungono ad evidenziare le forti incongruenze nelle quali la morte di Stefano è divenuta il ‘tragico evento’ di cui lo Stato italiano deve responsabilmente rispondere. Vorrei che questo accadesse insieme al giudizio, qualunque esso sia, dello spettatore.
Maurizio Cartolano