Note di regia del documentario "Aicha è Tornata"
Il documentario si apre con una panoramica generale sulle migrazioni di ritorno nella Provincia di Khouribga e di Beni Mellal, per poi concentrarsi sui ritorni femminili. La parte centrale del documentario si focalizza sulle storie di sei donne, ognuna delle quali protagonista di una diversa “tipologia” di migrazione di ritorno, con diverse ragioni e conseguenze. I motivi che hanno spinto queste donne a tornare e le conseguenze che questa scelta ha comportato prodotto sono indagati attraverso la testimonianza diretta delle protagoniste, che hanno ripercorso a ritroso il tragitto raccontato quotidianamente dai media: non più dall’Africa verso l’Europa, ma dall’Europa verso l’Africa.
• Nadia: ha 14 anni. Nata e cresciuta a Khouribga, a 8 anni parte con la madre in Germania, presso la sorella che vive lì.
Si trasferiscono in seguito in Italia, dal fratello, a Castello di Serravalle, in provincia di Bologna, ottenendo un visto di ricongiungimento familiare. Nadia ha frequentato per tre anni la scuola italiana, per poi dover seguire la madre in Marocco, alla quale non è stato rinnovato il permesso di soggiorno.
• Sabika: è nata in Francia nel 1974, da genitori di Beni Mellal migrati qualche anno prima, all’epoca del boom industriale francese che richiamava manodopera dalle ex colonie. Cresciuta e scolarizzata in Francia, all’età di nove anni parte in Marocco con tutta la famiglia per le vacanze estive: il padre decide che ritorneranno lì a vivere per sempre.
• Amina: All’inizio degli anni novanta Amina parte per l’Italia, incinta di otto mesi, per raggiungere il marito che lavora a Torino. Rimane a viverci per due anni, fino a quando il marito non viene arrestato per spaccio. Dopo aver cercato invano di risolvere la situazione giudiziaria del marito, è costretta a tornare a vivere in Marocco nella casa dei suoceri, come vuole la tradizione locale.
• Ghizlane e Rahma: Ghizlane, figlia di Rahma, ha 25 anni ed è nata in Francia. Il padre Cherqui era emigrato negli anni settanta, chiamato come operaio per la Peugeot, e lì si era sposato con una donna francese, da cui ha avuto due figlie.
Divorziato dopo pochi anni si è risposato con Rahma, giovane marocchina, che l’ha raggiunto con il visto di ricongiungimento familiare. In Francia hanno avuto due figlie, Siham e Ghizlane. Poco dopo la nascita della seconda figlia, negli anni ottanta, l’ondata di disoccupazione in Francia costringe Cherqui a prendere la decisione di tornare a vivere in Marocco con tutta la famiglia.
• Fatna: è emigrata in Italia alla fine degli anni ottanta, quando ancora era facile ottenere un visto turistico. Tornata in Marocco ha ritentato il viaggio verso l’Italia, fermandosi però in Libia due anni a lavorare, per poi far ritorno a Khouribga. Per dare una visione complessiva della condizione della donna migrante di ritorno in Marocco, è stato intervistato Brahim Dahbani, coordinatore dell’AFVIC (Amis et Familles des Victimes de l’immigration Clandestine, associazione con sede a Khouribga e operante in Marocco in favore dei diritti dei migranti), che da alcuni anni si occupa del reinserimento economico delle donne di ritorno nella città di Khouribga.
Il progetto nasce dall’esperienza e dal lavoro di Gaia Vianello in Marocco nelle regioni di Tadla Azilal e Chaouia-Ouardigha, in due progetti finanziati dalla Cooperazione Italiana, da UNDP e dalla Commissione Europea, per il reinserimento socio economico dei migranti di ritorno in queste due regioni.
Questo lavoro ha dato origine a due ricerche qualitative sui ritorni femminili e sull’approccio di genere applicato alle migrazioni di ritorno, pubblicate nella tesi di master e in vari articoli. È un progetto in cui tutti gli autori credono fortemente, tanto da aver deciso di rinunciare al proprio compenso.
Le migrazioni di ritorno, analizzate secondo un approccio di genere, nonostante le gravi conseguenze che spesso implicano per le protagoniste sono un tema ancora poco conosciuto. Inoltre, in un momento come questo, in cui il tema delle migrazioni è in cima all’agenda dei governi e dei media, risulta fondamentale comprendere le problematiche legate alle migrazioni di ritorno.
Infine il progetto s’inserisce a pieno titolo in quella categoria di film legata al tema delle migrazioni e dell’integrazione. Vuol essere uno strumento per comprendere meglio quello che spesso, in modo forse consapevolmente errato, viene percepito come “altro”.
Juan Martin Baigorria e
Lisa Tormena