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FESTIVAL DI ROMA Vittima 148, il dramma di Stefano Cucchi


Nella kermesse romana spunta, tra paillettes e lustrini, il documentario di denuncia "148 Stefano Mostri dell'inerzia" di Maurizio Cartolano su una vicenda mai chiarita


FESTIVAL DI ROMA  Vittima 148, il dramma di Stefano Cucchi
Nel 2009, Stefano Cucchi è stato la vittima numero 148 del nostro sistema carcerario. Una morte piena di ombre, di silenzi e di omissioni.
Omissioni da parte di quell'apparato statale che anziché prenderlo in custodia e garantirgli, durante il suo arresto, quei diritti insindacabili che gli spettavano in quanto cittadino di uno Stato democratico, ha lasciato che un ragazzo di 31 anni finisse i suoi giorni inghiottito da un dedalo di violenza e omertà.

Maurizio Cartolano, con il suo documentario “148 Stefano. Mostri dell'inerzia”nato dal soggetto di Giancarlo Castelli, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha presentato il suo lavoro nella sezione Eventi Speciali del Festival del Cinema di Roma.
Il regista tenta di fare luce su questa pagina drammatica con un lavoro scarno e di grande forza, che vuole analizzare la vicenda Cucchi – diventata ormai tristemente esemplare nell'aneddotica sempre più ricca degli omicidi di "Stato" – attraverso le testimonianze del padre, della sorella Ilaria, dell'avvocato Anselmi e di tutte quelle persone che al caso hanno lavorato in modo diverso.

I loro racconti sono un resoconto dettagliato dell'ultima settimana di Stefano, una moderna via crucis puntellata dai pestaggi subiti, dalle cure che non ha mai ricevuto, dalle sue richieste d'aiuto rimaste inascoltate.

La cinepresa di Cartolano resta fissa sui volti degli intervistati, sempre in primo o in primissimo piano, quasi a voler invitare lo spettatore a partecipare di questo dramma costringendolo a non distogliere lo sguardo dal dolore, invitandolo a un ascolto attento di questa ricostruzione che – va detto – non lascia spazio alle congetture e analizza unicamente i fatti di questa controversa vicenda.

"148 Stefano. Mostri dell'inerzia" è un lavoro importante che vuole anche rendere giustizia a quelle immagini che tutti abbiamo visto: quelle del corpo vilipeso e martoriato di Stefano, diffuse coraggiosamente dalla famiglia Cucchi a pochi giorni dalla sua morte.
Un atto dovuto. Un compito difficile, ma riuscito. Un film che chiude la bocca a chi sostiene che il cinema di denuncia non esiste più.

29/10/2011, 16:03

Lucilla Chiodi