Note di regia de "L'Industriale"
Quando ripenso alle settimane di lavoro per realizzare L'industriale le due prime immagini sono: freddo ‐ calore. Il calore, l'amicizia, la passione, la straordinaria professionalità dei miei compagni di avventura; il freddo, la città di Torino nei mesi di gennaio e di febbraio. Nebbiolina, pioggerellina, nevischio...
Il danaro non ha patria... Sulle prime pagine dei giornali, a caratteri cubitali, si legge che sono stati bruciati milioni e milioni di euro. Ma l'orrenda pira dov’è? Chi è il boia che appicca il fuoco? La crisi è devastazione e lacrime, come nelle guerre. Tutti siamo a conoscenza di imprenditori che travolti dal fallimento si sono suicidati. Molti erano operai che avevano costruito ‐ con l'aiuto dei compagni di lavoro ‐ delle piccole imprese. Il dolore e l'umiliazione per una sconfitta, inaccettabile dopo tanti sacrifici, sono eventi troppo forti.
Leggendo queste drammatiche storie con Vera abbiamo deciso di scrivere un soggetto: la storia di Nicola Ranieri, un giovane industriale che ha ereditato l'azienda dal padre, un operaio emigrato a Torino dalla Puglia negli anni del boom economico. Nicola ha una moglie, ricca proprietaria terriera. Basterebbe una sua firma o quelle della superba suocera per ottenere dalla Banca la sopravvivenza dell'azienda in crisi. Ma l'orgoglio, la tenacia, la testardaggine di Nicola... sono di Nicola, che è fatto così.
Andrea Purgatori è un gagliardissimo compagno di lavoro. Una delle prime sequenze scritte nella sceneggiatura è la visione di una fabbrica occupata. Striscioni con dure frasi di protesta stesi lungo la cancellata, bandiere dei sindacati, tende con brande e coperte, operai intorno ai fuochi per proteggersi dal freddo intenso. Ciò che era scritto nella sceneggiatura è stato realizzato con il talento dello scenografo Francesco Frigeri e la scena ‐ con i volti tesi, tra dolore e rabbia, degli operai e con la livida luce creata da Arnaldo Catinari ‐ era così reale che, subito, scattò l'allarme in tutta la zona. Madri con i figli in braccio, passanti, negozianti tutti con l'angoscia che quella finzione potesse essere realtà. Con i tempi che viviamo... Durante i sopralluoghi nella vasta zona industriale della città avevamo visto molte fabbriche abbandonate e altre occupate ‐ da mesi! ‐ dai lavoratori.
Le visioni di una sconfitta. Abbiamo immaginato una città paralizzata dalla crisi (molte città industriali, non solo Torino) con pochissimo traffico e un lontano sottofondo di voci di protesta, tanti cori che reclamano lavoro! lavoro! È facile immaginare le strade e le piazze di una grande città senza traffico e con pochissime auto, moto e camion parcheggiati, e impossibile da realizzare senza la paziente collaborazione degli abitanti di quelle zone.
Grazie anche a loro. E grazie alla preziosa collaborazione della Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte.
Giuliano Montaldo