FESTIVAL DI ROMA Agostino Di Bartolomei e gli "11 Metri"
In genere, quando il cinema o la tv scelgono di raccontare grandi storie di vita, spezzate da tragiche morti, ricorrono all'utilizzo di false emozioni "costruite a tavolino". Non è il caso di "
11 Metri".
Con il suo secondo documentario, presentato come Evento Speciale alla VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma,
Francesco Del Grosso ripercorre la parabola di
Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma campione d'Italia '82/83, morto suicida nel maggio del 1994.
Il linguaggio scelto dall'autore è apparentemente dei più tradizionali, con interviste a compagni di squadra, parenti e amici, che vanno ad intersecarsi con immagini di repertorio che ritraggono "Ago" dentro e fuori dal campo. La novità sta nel "modo" in cui
Del Grosso sfrutta il vasto materiale a disposizione, montato senza ricercare un facile sentimentalismo e senza avere la presunzione di dare risposte alle numerose domande che hanno seguito la misteriosa morte.
Dentro di se il "capitano" aveva un mondo, fatto di silenzi, di amore per l'arte, di sensibilità e creatività che, forse per colpa del carattere introverso, rimase il più delle volte inespresso e non interpretato se non dopo la sua fine, perchè come canta Venditti, "questo mondo coglione piange il campione quando non serve più".
L'equilibrio tra lo stile asciutto del racconto e la sensibilità con cui la macchina da presa si muove in "campi difficili" in cui "andare a giocare", come può essere casa-Di Bartolomei, rendono "
11 Metri" molto più di un documentario di taglio sportivo e ne fanno un film sulla pesantezza del vivere in una società troppo distante da se stessi.
01/11/2011, 00:30
Antonio Capellupo