FESTIVAL DEI POPOLI Il piccolo Antonio e la Cadenza d'Inganno
Nella sua vita Antonio fa il bello e cattivo tempo. Nessuna voglia di studiare, nessun reale interesse ma soprattutto nessuna idea per il futuro. Dietro ad un mezzo sorriso nasconde dubbi ed incertezze, concedendosi al mondo che lo circonda in modo sfuggente e totalmente anarchico.
Il protagonista del documentario "
Cadenza d'inganno" di
Leonardo Di Costanzo, presentato alla 52a edizione del Festival dei Popoli, è un po il prototipo di una generazione di ragazzi, cresciuti nei quartieri poveri di una Napoli di inizio '2000, con zero speranze e incapaci di sognare.
La macchina da presa spia il quotidiano con distacco, e si infiltra silenziosa in una giungla urbana fatta di povere case popolari, dove gli “animali in cattività” non sono altro che ragazzini senza restrizioni, costretti ad punto della propria vita a dover scegliere tra il bene e il male.
Il documentario ha al suo interno un gap temporale, provocato dal carattere incontrollabile del giovane Antonio, che si è negato al regista per otto lunghi anni, per poi tornare in scena cresciuto, con un posto da barista e prossimo al matrimonio. Il messaggio che nasconde dietro al solito sorriso accennato è chiaro, “io ce l'ho fatta”.
Di Costanzo non si è arreso davanti all'assenza del “pezzo mancante” di vita del protagonista e grazie al buon montaggio di
Carlotta Cristiani e
Bruno Oliviero, ha realizzato un lavoro sociologicamente interessante.
15/11/2011, 20:00
Antonio Capellupo