FESTIVAL DI TORINO "Palazzo delle Aquile" occupare e vivere
Il marchio di fabbrica dei documentari firmati Stefano Savona è sempre più l'
esserci, il riuscire a
documentare i piccoli e grandi eventi della storia in diretta, trovandosi anche da solo - ma sempre "armato" di telecamera -
nei luoghi in cui le cose avvengono quando avvengono e facendo diventare così i suoi lavori "atti unici" impossibili da riproporre a posteriori.
E' stato così
a Gaza per "Piombo fuso" nel 2009 e ancor più pochi mesi fa per "Tahrir" in Egitto, ma è così - seppure in modo e in situazioni diverse -
anche per "Palazzo delle Aquile", documentario vincitore in questo 2011 di importanti riconoscimenti a festival in Portogallo, Argentina, Italia, Francia e anche Nuova Caledonia.
Un documentario che racconta la storia di
diciotto famiglie rimaste senza casa che occupano per un mese, giorno e notte, il Palazzo delle Aquile del titolo, sede del municipio di Palermo. Fin dal primo giorno l'intenzione è chiara: le case in cambio del Palazzo.
"Palazzo delle Aquile" porta lo spettatore a contatto con le difficoltà di una situazione al limite della vivibilità, in cui 18 famiglie si sono però trovate costrette a vivere per ottenere risposte immediate e positive dalle istituzioni fino a quel momento troppo assenti.
Bambini, anziani, genitori: tutti ammassati in un Palazzo che è diventato presto ingestibile per tutti, anche e soprattutto per chi in quel luogo lavora.
Oltre 120 minuti sono una durata azzardata per qualunque documentario, ma in questo caso sono
giustificati dalla necessità del regista di far rivivere allo spettatore - anche se solo da uno schermo e comodamente seduto in sala - i 30 lunghissimi e sofferti giorni di occupazione palermitana, fatti di incontri e discussioni ma anche di silenzi, noia e straniamento.
26/11/2011, 17:00
Carlo Griseri