FESTIVAL DI TORINO Bechis racconta "Il sorriso del capo"
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Il sorriso del capo", l’ultimo lavoro di
Marco Bechis, sviluppa un’intensa analisi sul consenso nei confronti del regime fascista e sul fascino esercitato da Benito Mussolini sulle folle.
La voce narrante è affidata al padre del regista, testimone vivente di quel periodo che, supportato da immagini dell’Istituto Luce, a quel tempo arma fondamentale del regime fascista, commenta ora in modo maturo qualcosa che non aveva allora ben capito:
“Ero un po’ un pirla in quegli anni - commenta - e pensavo solo alle ragazze e a divertirmi, non me ne fregava molto di quanto succedeva, era tutto così perfetto e ovattato…”.
Il regime applicando la teoria del “bullet” con il controllo dei media, “sparava” nella testa della gente immagini e suoni, inculcando slogan con l’intento di dare la sensazione della crescita di una nazione vincente, con sani principi educativi, con una sola “fede” da seguire in modo entusiastico. Costruiva un'illusione dandone certezza al popolo, preparando ed abituando le nuove generazioni ad un’educazione ferrea ed obbediente, pronta ad ogni situazione se ordinata dal regime.
Un culto diffuso del “credere, obbedire e combattere” con la visione dell’uomo nuovo, Benito Mussolini, da seguire ed emulare. Adesso, con l’avvento dei media e dell’informazione libera (c’è davvero?) è possibile valutare e comprendere meglio quel periodo storico, a differenza di chi ha vissuto quell’epoca avendo come unico riscontro la propaganda diffusa del regime. In fondo ogni leader carismatico, in qualsiasi epoca, è attento alla propria immagine e in questo senso l’esperienza di Mussolini risulta essere un po’ emblematica, considerando che è passato quasi un secolo ma sembra tuttora molto attuale…
27/11/2011, 08:00
Luca Corbellini