FESTIVAL DI TORINO Omaggio a Dorian Gray, la 'malafemmina'
Fortemente voluto dal direttore del Festival Gianni Amelio, è cominciato ieri
l’omaggio all’attrice Maria Luisa Mangini (nome d’arte Dorian Gray) con il film “Il grido” di Michelangelo Antonioni del 1957. Dorian Gray "suonava bene come nome sui cartelloni negli anni ’50, nelle prime riviste e nei primi cabaret dove debuttò con Macario, Tognazzi e Walter Chiari", commenta Amelio, che da me sollecitato a dare un’aggettivo sull’attrice dichiara: “
divina”.
Si nota la sua ammirazione nel ricordo: addirittura
Amelio è in fase di scrittura di un libro sull’attrice altoatesina che molto probabilmente s’intitolerà proprio così. C’è in sala anche il noto critico cinematografico Maurizio Porro che accentua e conferma le qualità dell’attrice come “brillante e di una bellezza folgorante, capace di interpretare anche ruoli impegnati e drammatici”.
Infatti, nella pellicola di Antonioni, che all’uscita fece un flop in Italia ma venne prontamente poi recuperata dai nostri cugini francesi e ri-definita un capolavoro,
Dorian Gray si impone all’attenzione della critica internazionale con il ruolo di Virginia (la benzinaia), allontanando da sé l’immagine di bambola sensuale precedentemente costruita dal cabaret e da quella “malafemmina” con Totò e Peppino de Filippo.
Stranamente poi, nell’attesa di un figlio,
si ritira dalle scene a 30 anni e si rinchiude nel suo castello in Trentino. Vita privata e di “clausura” fino alla sua morte avvenuta lo scorso 15 febbraio 2011 sparandosi un colpo alla tempia dopo aver compiuto da poco 83 anni.
27/11/2011, 08:43
Luca Corbellini