"Sporchi da Morire" C'è poco tempo per salvare il mondo
Il prof.
Stefano Montanari lo dice categorico "Noi siamo la generazione che ha rubato il futuro ai ragazzi che oggi hanno dieci o vent'anni, dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi, non c'è rimasto assolutamente più tempo da perdere".
La minaccia che incombe su tutte le nostre speranze si chiama distruzione dell'ambiente a vantaggio del profitto e delle mafie economiche e finanziarie mondiali. Cosa comporta vivere vicino a discariche e, soprattutto, inceneritori? Lo racconta lo sconvolgente e necessario documentario "
Sporchi da morire" di
Marco Carlucci, con prove, testimonianze e fatti documentati che fanno rabbrividire. Ascoltare il professor
Veronesi mentre nega che esista un rischio per la salute (alla trasmissione di Fabio Fazio) e contemporaneamente leggere di almeno dieci studi che provano il contrario, ascoltare testimonianze dirette di persone che si sono ammalate o sono nate con malformazioni pone certamente più ampi interrogativi anche sugli "interesssi privati" dei nostri luminari o considerati tali.
Dietro ogni inceneritore o discarica c'è di certo collusione e corruzione di amministrazioni locali, banche e grandi imprese affaristiche che hanno trovato l'accordo su come spartirsi montagne di denaro sulla pelle dei cittadini.
Forse non tutti sanno che mentre negli USA hanno vietato gli inceneritori dal 1996, nel nostro paese non solo se ne continua a parlare, ma se ne continuano a costruire. A Brescia c'è quello considerato "il migliore del mondo". Che teoricamente rilascerebbe nano particelle "pulite". Falso. Non esistono polveri sottili non inquinanti e potenzialmente inncocue, ma la gente non lo sa o non crede che queste cose debbano riguardarla.
"Invece dovremmo far vedere questo documentario allo stadio per quanta gente dovrebbe interessarsi - ha continuato Montanari, che insieme alla moglie la prof. ssa Antonietta Gatti si occupa di ricerca dell'inquinamento da nano particelle - vi prego, fate girare queste informazioni, fate sapere a tutti che cosa ci stanno e vi stanno facendo. Non ho qui il tempo di raccontarlo ma sappiate che anche uno come Beppe Grillo ha affari in queste cose...".
A Vienna l'inceneritore sta addirittura in centro città. Una torre assurda e inquietante che erutta i suoi fumi in modo costante, i viennesi ci hanno fatto l'abitudine. Pazzesco.
In Gran Bretagna e in Francia i cittadini stanno portando avanti campagne che spesso si concludono con la vittoria. Interrare o bruciare i rifiuti non sono più "vie possibili" in quei paesi come in America, dove a San Francisco il sindaco ha attivato la più grande campagna di raccolta differenziata e di recupero dei materiali trasformandoli in energia rinnovabile.
Anche in Italia esistono micro realtà virtuose, come a Vedelago o a Colleferro. L'umido viene separato dal resto e ciò che ne esce è una sorta di nuovo composto che viene utilizzato dall'industria, soprattutto plastica. Si tratta di due "miracoli" all'interno di un paese che ancora non ha risolto un problema come quello di Napoli, ma anche qui il documentario ci ha dimostrato che in Campania, se si vuole davvero, le persone sono in grado sia di fare raccolta differenziata sia di condividere obbiettivi "sani".
"E' un problema di leadership e volontà politica - dice padre Zanotelli, uno dei 35mila supporters del film, tutti citati nei titoli di coda che scorrono fin dall'inizio - ma questa deve cambiare sulla spinta della base e quindi il momento di farlo è adesso. Tutti insieme, mettendo da parte divisioni di qualunque tipo perchè l'ambiente è vita e questa deve interessare a tutti. La chiesa, e lo dico con rammarico, si è sempre poco interessata di questa tematica, ma anche qui credo sia necessario cominciare a far cambiare le cose".
"
Sporchi da morire" è un urlo nel buio di un paese che tenta di arrivare fin dentro le coscienze, risvegliando quel senso civico della battaglia per noi stessi e la qualità della nostra vita che non possiamo avere perduto per un pugno di euro.
Intervista a Carlo A. Martigli, conduttore del documentario13/12/2011, 09:44
Elena Dal Forno