L' AFIC sulla vicenda del Festival di Roma
Il Comitato direttivo dell’
AFIC (
Associazione Italiana dei Festival di Cinema) fa proprie le prese di posizione dei 100 Autori e di quanti altri in questi giorni abbiano sentito il dovere di intervenire sulla vicenda del
Festival di Roma invocando un rispetto delle regole e una netta demarcazione tra chi fa cultura (i professionisti di un settore strategico per la credibilità del nostro paese) e chi ne deve garantire la sussistenza (i pubblici amministratori, rappresentanti del cosiddetto “bene pubblico”). Chiedere una “regola delle regole” non significa – per noi – vivere nel mondo delle favole e ignorare la Realpolitik, ma difendere l’onore di chi lavora nel mondo della cultura lasciando che inquesto ambito si confrontino progetti, modelli di festival, idee nuove e risultati acquisiti. Tutte cose di cui, in questi giorni, non si è proprio parlato.
La vicenda dei
Festival di Roma, in cui mosse e contromosse per i prossimi equilibri di potere e per la direzione artistica appaiono davvero astruse allo spettatore e all’appassionato di cinema, è invece emblematica dello stato in cui versa la gestione della cultura in Italia. Né sarebbe sorprendente se non fosse che, in tutti i settori della società, ci si interroga oggi su come abbandonare vecchi vizi e nuovi provincialismi per adeguarsi a uno standard internazionale un po’ più credibile, etico, trasparente. In tutta Europa si lavora in maniera diversa e chiediamo con forza che la stessa limpidezza sia applicata dai nostri governanti, oltre gli schieramenti di parte, abbandonando la logica dei ricatti e l’inutile mercato di scambio delle poltrone.Tanto più che gli unici a soffrirne, a parte seri addetti ai lavori come
Piera Detassis,
Marco Müller e
Gian Luigi Rondi, sono il pubblico del festival, l’industria cinematografica italiana e – non ultimi – i professionisti che da anni sono impegnati in prima linea per dare un senso e un’anima alla manifestazione romana.
08/01/2012, 15:12