DIAZ - Un percorso difficile ma necessario
Accolto in silenzio alla fine della proiezione. Scioccante, sì. Disturbante. Anche. Ma alla conferenza stampa l'applauso scatta fragoroso. Un film coraggioso e appassionato. Da vedere, da tenere con sé, per non dimenticare mai.
"I motivi che mi hanno spinto a fare questo film - dice il regista
Daniele Vicari - sono moltissimi. Il primo e più forte dei quali è che quello che è successo alla Diaz e il giorno dopo al carcere di Bolzaneto è semplicemente inaccettabile. Ma se fosse solo inaccettabile non ci avrei fatto un film. Il punto grave è che in quel momento e in quei luoghi sono stati messi in discussione e violati diritti umani e principi democratici del nostro paese e di tutto il mondo. Quando nel novembre 2009 la sentenza di primo grado di fatto assolse tutti quanti, ascoltai una ragazza tedesca dichiarare che non avrebbe mai più messo piede nel nostro paese. A quel punto ho chiamato
Domenico Procacci e gli ho chiesto se potevamo capire il perchè. Dopo dieci anni di lavoro insieme era venuto il momento di fare questo film, così come lo abbiamo fatto e così come ci piace fare il cinema".
E ha ragione ad essere orgoglioso Vicari. Il suo è un film che restituisce ogni piega della violenza e della brutalità che accadde in quei giorni, la disumanità e l'orrore di una città, di uno stato, in guerra contro tutto e tutti.
"Abbiamo letto centinaia di pagine tratte dai processi, e posso assicurare che tutto quello che c'è nel film c'è in quelle carte. E ciò che mi ha tolto il sonno è stato scoprire quanto il progetto violento sia stato unico, quanto la sistematicità di quelle azioni fosse precisa. La ferocia che ho scoperto, non certo una violenza nata per caso da un gruppo di ubriachi, ma una cosa sistematica e lucidissima. Il cuore della narrazione del film è proprio quello, il fatto accaduto, il degrado morale e civile che si è perpetrato e di cui ancora raccogliamo le macerie politiche e morali. Io stesso devo ancora capire tutto bene, le risposte univoche il film non le dà, se le responsabilità siano alte, altre e anche dello stato, quello che so è che volevo porre delle domande. Quello che so è che la nostra democrazia è cambiata per sempre. Nel porto di Genova c'erano i Patriot, un fatto gravissimo. Le Cancellerie europee e mondiali di fatto non hanno fatto nulla contro lo Stato italiano che ha bloccato il movimento no global attraverso veri e propri sequestri di persona di cittadini stranieri e violenze ripetute. Se oggi un cittadino italiano all'estero commette un crimine è subito assistito da avvocati e consolati. In quel caso invece cittadini stranieri vennero ingiustamente accusati e detenuti e per giorni non ebbero nemmeno il diritto a una telefonata. Non so se ci rendiamo conto della gravità dei fatti".
La polizia ha visto il film? Pensate ci siano consegeunze legali?
"Siamo assistiti da uno studio legale - ha dichiarato il produttore Domenico Procacci - che ci ha tranquillizati sul fatto che secondo loro non incorriamo in nessun tipo di problema. Oltre a questo vorrei sottolineare come a suo tempo resi disponibile la sceneggiatura alla polizia e loro non mi diedero risposta, quindi non vedo perché ora dovrebbero farlo. Dopo la prima sentenza Manganelli, l'allora capo della polizia, disse che lui avrebbe fatto di tutto perché la verità venisse a galla, una frase che faceva ben sperare. Dopo la seconda sentenza, quella delle condanne, disse invece che fino alla sentenza della Cassazione nessuno era colpevole e tutti rimasero in servizio. Mi auguravo che si potesse arrivare ad un atto di civiltà, ovvero l'ammissione di responsabilità, la presa di coscienza e le consegeunti scuse. Cosa che non è avvenuta e credo che ora mai avverrà".
Claudio Santamaria è il volto della polizia in questa Berlino scossa dal film. Un volto però umano, il suo personaggio in qualche modo trova lo spiraglio per comprendere che quello che sta accadendo è oltre il limite.
"Il mio poliziotto prende spunto da un uomo reale, che io non ho mai visto come un eroe. Fa il suo dovere, che è quello di mettere ordine nella piazza, quando le condizioni lo consentono. Quando, per motivi suoi e per atto di pietà interrompe il massacro capiamo che la situazione gli è chiara. E ancora di più quando alla caserma di Bolzaneto porta via il collega, sceglie di non partecipare più alle violenze perchè sa che il dopo avrà delle conseguenze gravi, come quelle dei processi o di mettere la firma su verbali falsi, perchè anche questo è accaduto".
"Il mio è un ruolo che un attore aspetta per anni - ha concluso Ralph Amoussou, che interpreta uno dei manifestanti - e sono grato di esserci stato. Mi sono documentato tantissimo perché all'epoca dei fatti avevo 12 anni e su internet ho trovato materiale incredibile, mi è stato impossibile rimanere emotivamente distante".
Su internet tra l'altro si trovano anche tutti gli atti dei processi, i nomi e i cognomi reali delle persone che qui sono stati cambiati per espresso desiderio delle parti lese.
Il film uscirà il 13 Aprile in circa 100 copie perchè, conclude Procacci "nessun broadcaster italiano ha acquistato il film e lo abbiamo prodotto in gran parte con uno sforzo societario, oltre che con partners rumeni e francesi, perciò la
Fandango Distribuzione arriverà a quel numero di copie".
Sarebbe civile invece che questo film uscisse con lo stesso numero di copie delle commedie, sarebbe una vittoria per la società e il cinema. Ma.
Ma. Per ora ci accontentiamo di sapere che
Paolo e Vittorio Taviani e
Daniele Vicari escono, gli uni dalla competizione ufficiale, l'altro dalla curatissima e splendida sezione "Panorama", avendo lasciato l'impressione che nessuno di questi due film passerà inosservato.
13/02/2012, 10:12
Elena Dal Forno