Fondazione Fare Cinema
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locandina di "Diaz"

Cast

Interpreti:
Elio Germano (Luca Gualtieri)
Claudio Santamaria (Max Flamini)
Jennifer Ulrich (Alma Koch)
Davide Iacopini (Marco)
Ralph Amoussou (Etienne)
Fabrizio Rongione (Nick Janssen)
Renato Scarpa (Anselmo Vitali)
Mattia Sbragia (Armando Carnera)
Antonio Gerardi (Achille Faleri)
Paolo Calabresi (Francesco Scaroni)
Alessandro Roia (Marco Cerone)
Francesco Acquaroli (Vinicio Meconi)
Eva Cambiale (Donata Stranieri)
Rolando Ravello (Rodolfo Serpieri)
Monica Birladeanu (Constantine Giornal)
Ignazio Oliva (Cecile)
Aylin Prandi (Maria)
Emilie De Preissac (Cecile)
Michela Bara (Karin)
Sarah Marecek (Inga)
Lilith Stanghenberg (Bea)
Christian Blumel (Ralph)
Christoph Letkowski (Rudy)
Esther Ortega (Ines)
Pietro Ragusa (Aaron)
Gerardo "Jerry" Mastrodomenico (Sesto Vivaldi)
Camilla Semino Favro (Franci)
Maximilian Dirr
Arus Motta

Soggetto:
Daniele Vicari

Sceneggiatura:
Daniele Vicari
Laura Paolucci
Alessandro Bandinelli (Collaborazione)
Emanuele Scaringi (Collaborazione)

Musiche:
Teho Teardo
Balanescu Quartet
Tricky (Brano "Evolution Revolution Love")
Goran Bregovic (Brano "Gas Gas")
The Ark (Brano "It Takes A Fool To Remain Sane")
Manu Chao (Brano "Clandestino")
Massive Attack (Brano "Angel")

Montaggio:
Benni Atria

Costumi:
Francesca Vecchi
Roberta Vecchi
Daniela Fersino (Sarta di Scena)

Scenografia:
Marta Maffucci

Fotografia:
Gherardo Gossi

Suono:
Remo Ugolinelli
Alessandro Palmerini

Casting:
Laura Muccino
Gabriella Giannattasio

Aiuto regista:
Luigi Spoletini

Produttore:
Domenico Procacci
Bobby Paunescu
Jean Labadie

Organizzatore Generale:
Gianluca Leurini

Amministratore:
Claudio Zampetti

Supervisione alla Produzione:
Valeria Licurgo

Produttore Delegato:
Laura Paolucci

Trucco:
Mario Michisanti

Acconciature:
Giorgio Gregorini

Attrezzista:
Antonio Murer

Direttore di Produzione:
Roberto Leone (II)

Diaz


Regia: Daniele Vicari
Anno di produzione: 2012
Durata: 120'
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico/storico
Paese: Italia/Francia/Romania
Produzione: Fandango, Le Pacte, Mandragora Movies
Distributore: Fandango Distribuzione
Data di uscita: 13/04/2012
Formato di proiezione: 35mm, colore
Ufficio Stampa: Fandango Press Office / Claudia Tomassini & Associates
Titolo originale: Diaz
Altri titoli: Diaz, Non Pulire questo Sangue - Diaz, don't Clean Up this Blood - Diaz: Bu Kanı Sakın Silmeyin

Recensioni di :
- I MIGLIORI FILM DEL 2012 PER CINEMAITALIANO.INFO
- MORANDO MORANDINI - Da non perdere "Il Primo Uomo" e "Diaz"
- DIAZ - Un segno pesante, difficile da cancellare
- "Diaz", il film sui tragici giorni del G8 di Genova
- "DIAZ, Non Pulire questo Sangue" - Parlarne per non ripetere

Sinossi: Luca (Elio Germano) è un giornalista della Gazzetta di Bologna. È il 20 luglio 2001, l’attenzione della stampa è catalizzata dagli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante il vertice G8 di Genova. In redazione arriva la notizia della morte di Carlo Giuliani. Luca decide di partire per Genova, vuole vedere di persona cosa sta succedendo.
Alma (Jennifer Ulrich) è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri. Sconvolta dalle violenze cui ha assistito, decide di occuparsi delle persone disperse insieme a Marco (Davide Iacopini), un organizzatore del Genoa Social Forum, e Franci, una giovane avvocato del Genoa Legal forum. Nick (Fabrizio Rongione) è un manager che si interessa di economia solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George. Anselmo (Renato Scarpa) è un vecchio militante della CGIL e con i suoi compagni pensionati ha preso parte ai cortei contro il G8.
Etienne (Ralph Amoussou) e Cecile sono due anarchici francesi protagonisti delle devastazioni di quei giorni. Bea e Ralf sono di passaggio e hanno deciso di riposarsi alla Diaz prima di partire.
Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, comanda il VII nucleo e non vede l’ora di tornare a casa da sua moglie e sua figlia.
Luca, Alma, Nick, Anselmo, Etienne, Marco e centinaia di altre persone incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001.
Poco prima della mezzanotte centinaia di poliziotti irrompono nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genoa Social Forum adibita per l’occasione a dormitorio. In testa c’è il VII nucleo comandato da Max, seguono gli agenti della Digos e della mobile, mentre i carabinieri cinturano l’isolato. È un massacro in piena regola. Quando Max dà ordine ai suoi di fermarsi, è tardi. 93 persone presenti nella scuola, oltre ad essere in arresto, hanno subìto una violenza inaudita senza aver opposto alcuna resistenza.
Luca e Anselmo finiscono in ospedale, Alma dopo essere stata medicata viene condotta alla caserma di Bolzaneto. All’alba Etienne e i suoi amici escono dal bar dove si sono rifugiati durante la notte. Tutto è silenzio, deserto. Si fanno strada verso la Diaz, ma una volta dentro trovano solo sangue e distruzione. Anche Marco non si trovava alla Diaz durante l’incursione. Ha passato la notte con Maria, una ragazza spagnola conosciuta in quei giorni. Quando la mattina, in una Genova devastata e irreale, raggiunge la scuola, la luce del sole mette ancor più in evidenza le proporzioni del massacro. Sconvolto raggiunge il suo ufficio, squilla il telefono: è la madre di Alma. Marco non sa cosa sia successo alla ragazza ma promette che farà di tutto per trovarla.
A Bolzaneto, per Alma e decine di altri ragazzi, l’incubo non è ancora finito.

Sito Web: http://www.diazilfilm.it

Ambientazione: Genova / Romania

"Diaz" è stato sostenuto da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC): 400.000,00 € (Interesse Culturale)
Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige
BLS Südtirol Alto Adige


Libro sul film "Diaz":
"Diaz, processo alla polizia"
di Alessandro Mantovani, 315 pp, collana Documenti, 2011
Sabato 21 luglio 2001, ultimo giorno del G8 di Genova, poco prima della mezzanotte, più di 300 operatori delle forze dell’ordine fanno irruzione nel complesso scolastico “Diaz”. In testa c’è il VII nucleo, seguono gli agenti della Digos e della mobile mentre i carabinieri circondano l’edificio. In quella che il comandante Fournier definisce “una macelleria messicana” vengono arrestate e picchiate 93 persone sebbene non abbiano opposto alcuna resistenza, in gran parte si tratta di ragazzi e giornalisti stranieri (per lo più tedeschi, francesi e inglesi) che stanno dormendo.
Il verbale della polizia parla di “perquisizione” perché si sospetta la presenza di black block nell’edificio.
La portavoce della Questura in conferenza stampa dirà che i 63 referti medici agli atti della Polizia Giudiziaria sono dovuti a ferite pregresse. Molti dei presunti black block scoprono solo in ospedale di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi.
Dopo il pestaggio nella scuola e le torture in ospedale, una cinquantina di arrestati vivono l’inferno delle torture nella caserma lager di Bolzaneto.
I “prigionieri”, solo dopo diversi giorni vengono rimpatriati nelle proprie nazioni con l’accusa di terrorismo.

prezzo di copertina: 15,00

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Note:
I FATTI DI GENOVA
Dal 20 al 22 luglio 2001 a Genova si riuniscono gli otto grandi della terra per affrontare temi come lo scudo spaziale, il protocollo di Kyoto, la crisi in Medio Oriente e nei Balcani.
Da tutto il mondo arrivano circa 300mila persone per fare un contro vertice, con lo slogan: “Un mondo diverso è possibile”.
Dopo le prime pacifiche manifestazioni del 19 luglio, i cortei del 20 e del 21 luglio danno luogo a una vera guerriglia urbana. Carlo Giuliani è ucciso da un proiettile sparato da una camionetta dei Carabinieri. Si contano circa 1000 feriti, 280 persone arrestate, circa 50 miliardi di lire di danni. Distrutti 41 negozi, 83 auto, 9 uffici postali, 6 supermercati, 34 banche, 16 pompe di benzina, 4 abitazioni private, 9 cabine telefoniche, 1 carro attrezzi.
Alla mezzanotte del sabato 21 luglio, a manifestazioni finite, più di 300 operatori delle forze dell’ordine fanno irruzione nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Media Center del Genoa Social Forum. Vengono arrestate 93 persone: 40 tedeschi, 13 spagnoli, 16 italiani, 5 inglesi, 4 svedesi, 4 svizzeri, 3 polacchi, 3 americani, 2 canadesi, 1 turco, 1 neozelandese, 1 lituano. Si contano 87 feriti: giovani e vecchi, giornalisti e manifestanti.
Molti degli arrestati alla Diaz vengono successivamente trasferiti a Bolzaneto, la caserma-carcere dove, senza ricevere spiegazioni né essere informati di cosa siano accusati, per tre giorni subiscono violenze di ogni genere.
Nei giorni seguenti i fermati sono condotti in carcere dove ricevono assistenza e scoprono di essere accusati di “associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d'armi”. Il Giudice per le indagini preliminari scarcera tutti gli arrestati e gli stranieri vengono accompagnati alla frontiera ed espulsi dall'Italia. Nessun governo europeo ha mai chiesto spiegazioni.
Dalle dichiarazioni rese dai 93 arrestati nasce il processo Diaz. Su più di 300 poliziotti che parteciparono al blitz della Diaz, soltanto 29 sono stati processati e nella Sentenza di Appello in 27 hanno riportato una condanna per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia. Le condanne per lesioni e calunnia sono ormai prescritte, restano valide le condanne per falso in atto pubblico che andranno in prescrizione nel 2016.
Nel processo relativo ai fatti accaduti nel carcere/caserma di Bolzaneto sono stati imputati 45 tra poliziotti, carabinieri, guardie penitenziarie, medici e infermieri. Per questo processo “la mancanza, nel nostro sistema penale, di uno specifico reato di tortura ha costretto il tribunale a circoscrivere le condotte inumane e degradanti (che avrebbero potuto senza dubbio ricomprendersi nella nozione di tortura adottata nelle convenzioni internazionali)" [sentenza del tribunale di Genova del 14 luglio 2008].
Il giudizio di appello si conclude con 44 condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, violenza privata.
Il processo per l’uccisione di Carlo Giuliani non ha mai avuto luogo, è stata accolta l’archiviazione per legittima difesa. Secondo il pubblico ministero il proiettile fu sparato in aria dal carabiniere, e deviato nel suo percorso da un sasso.


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