10 ANNI DAL G8 - Davide Ferrario: "Le Strade di Genova
è un documento oggettivo di quanto successe al G8"
Dieci anni fa il G8 di Genova: cosa ricorda di quell’esperienza?
Davide Ferrario: Ricordo più o meno tutto, tutto ciò che mi è successo come semplice cittadino che era a Genova e che si è ritrovato a correre e vedere in prima persona ciò che accadeva.
Stando lì è nato in me il desiderio di capire meglio.
Quando nacque l'idea di girare quel materiale, e perché?
Davide Ferrario: Non sono andato a Genova per filmare, ero lì per partecipare e vedere in prima persona.
Il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani è capitato che alcuni amici e collaboratori che stavano lasciando Genova mi hanno affidato la telecamera, e così sono nati i filmati dei poliziotti travestiti da
black bloc, che sono subito state usate da tutti i media.
Quello è stato solo l’avvio, poi ho iniziato a lavorare su tutti i materiali che sono riuscito a recuperare, ufficiali e non: ho messo insieme una grande sceneggiatura di tutto quello che era successo era lì, anche riprese da diverse angolature.
Quanto è durato questo lavoro?
Davide Ferrario: Questa è la parte ironica e amara della storia. Ci siamo messi subito al lavoro, e lo abbiamo consegnato la mattina dell'11 settembre 2001. Era un materiale che avrebbe fatto scalpore, ma nel pomeriggio le immagini delle Torri Gemelle lo hanno fatto passare in secondo piano.
"Le Strade di Genova" non è un documentario ma un documento, non è controinformazione ma il tentativo di capire e mostrare oggettivamente quanto avvenuto.
Il suo lavoro è stato utilizzato durante i lavori della Commissione Parlamentare del 2001: come si sono svolte le indagini successive al G8?
Davide Ferrario: La cosa più semplice - da entrambe le parti - era ed è stata accontentarsi della versione ufficiale.
La Commissione funzionava in un modo singolare: da una parte le audizioni di tutti i partecipanti, dall'altra il materiale video da guardare, ma non obbligatoriamente tutto.
I commissari potevano guardare quello che gli interessava (quelli di destra guardavano i
black bloc che spaccavano tutto, quelli di sinistra i poliziotti che reagivano con violenza), così ciascuno si conservava nella sua idea.
Io ho cercato semplicemente di dire le cose come stavano, la complessità di ciò che è successo a Genova non era facilmente riassumibile in uno slogan.
Come mai questo lavoro così importante non è facilmente reperibile?
Davide Ferrario: Ai tempi lo era. Erano anni di videocassette, non di web, e in quel formato il materiale era comunque libero di girare, non abbiamo messo il copyright proprio per questo e tutti coloro che lo richiedevano avevano la possibilità di utilizzarlo.
In effetti ora si potrebbe mettere a disposizione sul web, sul sito della mia casa di produzione Rossofuoco (anche se io non ne sono capace...), è una buona idea!
Cosa pensa degli altri lavori sul tema, e del film in lavorazione di Daniele Vicari?
Davide Ferrario: Ne ho visti di belli e di meno belli, ma tutti esprimevano il punto di vista personale di chi li aveva fatti: io invece ho cercato di 'togliermi' da regista e fare solo informazione oggettiva.
Mi è molto piaciuto "Carlo Giuliani, Ragazzo" di Francesca Comencini, altri meno.
Per quanto riguarda il lavoro di Daniele onestamente qualche dubbio ce l’ho: non so se il cinema è il medium giusto per raccontare quella storia lì, far vedere le botte e il sangue, a 10 anni di distanza, non so se è il modo giusto per ripensare a quei fatti.
Bisognerebbe ragionare meno emotivamente, il medium cinema è troppo caldo, mi lascia dubbi: diciamo che io non lo farei, credo che siamo fuori tempo e coi mezzi sbagliati.
Lei su cosa sta lavorando ora?
Davide Ferrario: Sto terminando un documentario sull’Unità d'Italia sulle orme dei 1000, che uscirà a settembre e che contiamo di portare a Venezia.
Dura 100 minuti è un lavoro decisamente
sui generis.
21/07/2011, 09:00
Carlo Griseri