Slow Food per tutelare l'Africa nella sezione "Culinary Cinema"
Preservare le comunità rurali locali e salvarne le peculiarità produttive attraverso i cosiddetti "presidi" è una delle tante missioni di
Slow Food, l'organizzazione fondata da
Carlo Petrini nel 1989 per contrastare il food e la vita troppo fast. Un modo per rielogiare la lentezza e i processi culinari non industriali.
Oltre vent'anni dopo la "rete" è presente in 150 nazioni, diffonde cultura, finanzia progetti e soprattutto consente di sopravvivere a coloro che il mercato capitalista spazzerebbe via in un amen.
In questo senso il documentario "
Pokot Ash Yogurth" presentato a Berlino nella sezione
Culinary Cinema si inserisce in un'idea più ampia che è 4cities4dev, finanziato dall'Unione Europea, nel quale 4 città europee (Torino, Riga, Tours e Bilbao) hanno adottato sette comunità "gastronomiche" da tutelare in Africa.
Una di queste è quella kenyota dove, a 500 km da Nairobi, nei villaggi di Tartar e Soibee si produce un tipo particolare di yogurth con virtù disinfettanti mescolando il latte di capra e zebu e le ceneri derivate dalla combustione dell'albero nativo detto cromwo.
Francesco Amato e
Stefano Scarafia sono andati a trovare Dickson, Reuben, MamaSharon, e dal loro documentario arriva tutta la bellezza di quella terra e l'orgoglio di essere piccoli produttori "protetti" da un presidio che non li abbandonerà.
"Era la prima volta per noi in Africa - ha detto Amato - quindi si può immaginare in quale stato siamo arrivati, anche con un pizzico di paura di non riuscire a legare con queste persone. Invece abbiamo trovato un villaggio e una comunità totalmente a nostra disposizione, brillante e simpatica, desiderosa di mostrarsi al mondo".
Dopo averli portati al salone Cheese di Torino ora
Slow Food sta cercando un modo per insegnare condizioni igieniche migliori ai produttori così da poter commercializzare il prodotto.
Alla fine dell'anno tutti i documentari prodotti nel progetto diventeranno un film.
15/02/2012, 14:08
Elena Dal Forno