Note di regia del documentario "Zavorra"
Nel 1800 le navi che arrivavano nel porto di Trapani scaricavano la “zavorra” nei pressi delle saline. La “zavorra” è la terra, cioè i sacchi di terra che le navi usavano per tenersi in equilibrio. Su quella terra un secolo più tardi è stato costruito un ospizio per anziani.
L’idea del documentario è quella di dare voce agli anziani che vivono in un centro che li cura e li ospita. “Dare voce” non solo nel senso di sentirne le parole, le testimonianze e i ricordi che se hanno voglia potrebbero raccontare, ma anche vederli semplicemente nel silenzio di questo momento della loro esistenza, fatta anche di malattia, solitudine, preghiera, abitudine a vivere i giorni spesso oramai sempre uguali a loro stessi. E’ la condizione umana a cui tutti noi tendiamo, nessuno escluso, ma nessuno ne parla, spesso è come se ci vergognassimo di farlo, abbiamo paura della vecchiaia, del corpo che si disfa, di non essere più socialmente utili e attivi. Il cinema stesso in tutte le sue forme (film, documentari, cortometraggi) esplora molto poco questo ambito, e io penso che sia una grave mancanza, perché anche le persone anziane hanno il loro diritto di essere “viste” e “sentite”.
Le persone anziane vivono in isolamento, ai margini di una condizione sociale e affettiva, e gli ospizi sono un grande aiuto in questo senso, perché offrono loro sostegno e cure, la possibilità di avere compagnia e conforto. Certo è ovvio che molti di questi “ospiti” non sono più in condizioni di fare ragionamenti logici, spesso i loro ricordi sono confusi, molti sono malati e non potrebbero essere capaci di raccontare le storie della loro vita. Ma anche loro vivono in questo mondo e hanno la loro dignità, anche loro meritano il rispetto nello sguardo, anche loro vanno compresi in questo lavoro che vuole offrire verità e riflessione di una più generale condizione umana.
Vincenzo Mineo