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Vite perdute, "Nemmeno il Destino" le salva


Vite perdute,
Storie di ragazzi alla deriva, cresciuti in famiglie disastrate e in ambienti difficili, in cui "Nemmeno il destino" può aiutare: Daniele Gaglianone nel suo secondo lungometraggio, il primo in cui affronta tematiche che diverranno ricorrenti nel suo cinema, decide di raccontare una storia di "periferia urbanistica e dell'anima", in cui i due giovani protagonisti, Alessandro e Ferdi, vivono le loro vite fatte di scuola - con poco successo e pochissimo interesse - casa - con genitori feriti nell'animo e nella mente - e tempo da passare insieme per strada.

Vivono in una città industriale in decadenza, e le loro giornate sono fatte di niente. Una bevuta, un giro in due in motorino, una gita al fiume, due stupidate dette alle ragazze di passaggio. La loro amicizia si consolida, ma intorno a loro la vita e il destino li attendono con nuovi ostacoli da affrontare.

"Nemmeno il destino" è un film difficile, in cui raramente si riesce a "prendere fiato". Ancora forse acerbo nell'affrontare una tematica che ritroverà altre volte, il regista in questo caso patisce più che in altri per il mancato sostegno datogli dai suoi attori, giovani alle prime armi non in grado di conferire il giusto spessore ai loro personaggi.

Peccato, perché comunque il film resta interessante e profondo, importante tassello di una filmografia che negli anni successivi porterà a "Pietro" e "Ruggine", decisamente più riusciti.

11/03/2012, 08:30

Carlo Griseri