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Vite perdute, "Nemmeno il Destino" le salvaSinossi *: Nemmeno il destino è una storia di periferia. Periferia urbanistica e dell'anima, è questo lo spazio fisico e mentale, il limbo esistenziale in cui si ritrovano i due giovani protagonisti, Alessandro e Ferdi. Hanno fra i 15 e i 17 anni , sono compagni di scuola insieme all'amico Toni ed abitano in una città post (ma forse sarebbe più giusto dire ex) industriale in decadenza, in via di smantellamento e/o ristrutturazione ed invasa da cantieri. Ale e Ferdi cercano un loro luogo, il proprio posto nel mondo, un'oasi fra le macerie che non sono solo quelle delle fabbriche dismesse.
Le macerie sono anche quelle delle proprie famiglie; Alessandro è figlio di una ragazza madre che nonostante tutti gli sforzi per condurre una vita normale appare sempre più prigioniera del proprio doloroso passato. Ferdi vive con il padre, un ex operaio ammalatosi gravemente in fabbrica al quale non resta che attaccarsi alla bottiglia. Con una istintiva, inconsapevole maturità i due cercano di sfuggire al loro destino e al mondo sconfitto dei loro genitori, ma inesorabilmente il loro tentativo di salvarsi finisce in tragedia. Ricordando chi auspicava un mondo salvato dai ragazzi, questi sono due giovani che cercano di salvarsi dal mondo. E' una storia di una maturazione dolorosa, ma anche di una coraggiosa riconciliazione con la vita, attraverso il fuoco di una rivolta innanzitutto interiore.
Questo film è per tutti quelli che si sono perduti per sempre, per coloro che si sono perduti e ritrovati, per tutti gli amici conosciuti in quell'età dove si diviene amici d'istinto, per tutti i genitori e i figli che si sono capiti troppo tardi, per quelli che non ci stanno, che pensano che ci debba essere un'altrove da conquistare, è una rabbiosa elegia, un pianto gridato, un urlo silenzioso e muto contro i fantasmi del passato e i mostri del presente.