CECILIA MANGINI - Una serata dedicata ai suoi documentari
“Il documentario è decollato in Italia da pochi anni solo con le sue povere forze. C’è una grande voglia di raccontare e oggi abbiamo una generazione di documentaristi che sanno raccontare, una rinascita per il cinema del reale. E questo, dopo gli anni bui durante i quali il documentario italiano sembrava morto per i tanti tentativi di sopprimerlo, riempie tutti di una grande attesa perché il documentario è il modo migliore di fare cinema”.
Cecilia Mangini, nata a Mola di Bari nel '27, vera e propria pioniera del documentario italiano, è autrice di lungometraggi e di più di quaranta cortometraggi, in gran parte realizzati insieme al marito
Lino Del Fra.
Mossa da un antifascismo di fondo, la Mangini, con uno spiccato senso di engagement politico e sociale, ha saputo costruire un ritratto inedito del nostro paese dagli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta, indagando la condizione femminile e dei giovani in un’Italia travolta dalle trasformazioni sociale e culturali imposte dal boom economico.
E il cinema della documentarista, fotografa ed intellettuale, che ha raccontato con i suoi film persone e luoghi protagonisti delle contraddizioni sociali ed economiche di 30 anni di storia del nostro paese, è andato in scena il 22 marzo al
Piccolo Apollo di Roma con tre originali ed intensi documentari . Il primo, della durata di 10 minuti, è il suo lavoro probabilmente più noto,
La Canta delle Marane. Tratto da un capitolo del romanzo di
Pier Paolo Pasolini "
Ragazzi di Vita", il corto è ambientato su uno dei tanti torrenti che affluiscono al Tevere, le Marane appunto, luoghi magici per i giovani abitanti delle periferie romane degli anni '60, ed evoca le imprese di una banda di giovani delinquenti, tra pestaggi, furti e aggressioni: “Facevamo tutto quello che nun dovevamo fa’. C'avevamo proprio la passione de fa’ dispera' er mondo”.
Una citazione di Karl Marx del 1844 “Amico caro, io ti dò quanto di cui abbisogni, ma tu conosci le mie condizioni, tu sai con quale inchiostro hai da impegnarti con me; ti scortico quando ti procuro un godimento”, apposta come un’epigrafe al secondo cinedocumenatrio, "
Felice Natale" del 1965, si adatta a raccontare la grande sagra del consumismo che si afferma in tutta la sua potenza nei compulsivi e alienanti rituali delle spese pre-natalizie.
Ed infine nella video intervista alla Mangini con frammenti dei suoi documentari per la regia e sceneggiatura di
Davide Barletti e
Lorenzo Conte, Non c'era nessuna signora a quel tavolo, riprende vita un pezzo di storia del nostro paese in un’epoca non troppo lontana ma che ha ancora qualcosa da dire sul nostro presente.
26/03/2012, 16:00
Monica Straniero