"Zavorra" - Il peso della solitudine
La macchina da presa percorre lentamente un lungo corridoio. La luce scarseggia, il buio attanaglia e da lontano si disperdono nell'aria le risa stridule di chi ha perso, forse per sempre, i lumi della ragione.
Così
Vincenzo Mineo guida lo spettatore all'interno del suo "
Zavorra", presentato nel concorso "Casa Rossa" della XXX edizione del Bellaria Film Festival.
Ambientato fra le mura di una casa di riposo per anziani, il documentario mostra volti, corpi e gesti di chi è stato lasciato ai margini della vita, considerato una "zavorra", un peso, proprio come quello che porta dentro di se, sapendo che la fine è vicina, ma dovendola attendere da solo.
Come già avveniva nel precedente lavoro, "Cargo", Mineo racconta la paradossale condizione di chi si trova a vivere solo con se stesso, nonostante la continua presenza di altra gente. Si scopre quindi il quotidiano di chi, passati gli 80, torna a comportarsi come un bambino, piagnucolando o giocando con piccoli oggetti, sempre al confine tra la ragione e la follia.
Storia di vite abbandonate, a cui tocca il medesimo destino dei citati pupi siciliani, in passato vivida dimostrazione d'arte e oggi solo vecchi pezzi di legno, dimenticati.
La macchina da presa cattura e restituisce la realtà fino in fondo, suscitando forti emozioni anche grazie all'ausilio di un eccellente montaggio. Cinema del reale e, al contempo, poesia.
31/05/2012, 17:30
Antonio Capellupo