AMORE CARNE - Sangue, dolore e vita: Pippo Delbono
Pippo Delbono, autore, attore e regista, ha filmato con il telefonino diversi momenti della sua vita. Da un test per l'HIV a un pranzo con la madre, dall'incontro con sconosciuti per strada alle immagini rubate di un gruppo di attempati ballerini, alla vista da una stanza d'albergo (che sia Parigi o Budapest, o un altro dei tanti luoghi vissuti e immortalati da Delbono, poco importa):
immagini sporche e sgranate che riportano la vita.
Ma
la voce fuori campo dello stesso Delbono, strascicata e a momenti quasi incomprensibile, arriva a spiazzare lo spettatore, a mischiare le carte di un racconto già abbastanza frastagliato: e allora scopriamo che il test per l'HIV è inutile, e sentiamo i pensieri dell'attore sulla madre, i suoi ragionamenti sulla vita e (soprattutto) sulla morte, il suo vagare casuale per le strade del mondo e i suoi incontri con sconosciuti e con colleghi importanti (ci sono
Marisa Berenson, Tilda Swinton e Irène Jacob, tra gli altri).
"Amore carne",
l'amore e la carne che hanno portato a Delbono in "dono" il virus dell'HIV, un male con cui convive da oltre vent'anni e da cui parte un ragionamento infinito, inconcludente ma inevitabile sul destino e su cosa ci/lo aspetta. Una fine che può arrivare da un momento all'altro ma che forse tarderà ancora molto ad arrivare, così come sembra accada nei molti (moltissimi) finali di questo film, che non è un documentario e non è un film di finzione.
Sono tanti i passaggi memorabili, dagli animali in movimento delle vetrine notturne ai gabbiani nella scia di una nave, dal dialogo/non dialogo tra Marisa Berenson e l'attore sordomuto Bobò al canto - straziante e commovente - sul finale. E il sorriso di Irène Jacob, i garofani per Pina Bausch, e ancora, e ancora.
E poi la musica, tremenda e perfetta (a firma di Mike Galasso, Alexander Balanescu, Laurie Anderson e Les Anarchistes), che sembra nata per accompagnare le immagini "nervose" e senza sosta del telefonino,
immagini che senza quella colonna sonora sarebbero forse inguardabili e improponibili ma che così invece diventano (appaiono) le uniche possibili.
13/06/2012, 11:00
Carlo Griseri