!Xš‚‰

Alessandra Cardone e "My Friend Johnny" Depp...


Alessandra Cardone e
Come è nata l’idea di realizzare "My Friend Johnny"?
Alessandra Cardone: Mi trovavo a Venezia, a pranzo con alcuni amici veneziani e uno di loro ha iniziato a raccontare un aneddoto a proposito di Cristiano, proprietario e gestore del ristorante “Rosa Rossa”. Ai tempi delle riprese di "The Tourist" Johnny Depp era capitato al suo ristorante e aveva iniziato a frequentarlo spesso, passandoci intere serate, per la gioia di Cristiano e della sua famiglia. Poi però era ripartito, lasciandosi dietro le spalle l’amicizia, un ristorante che ormai pareva un tempio a lui dedicato e il ristoratore trasformato persino fisicamente, ormai vestito e pettinato proprio come Johnny Depp!
Così mi sono fatta dare il numero di Cristiano Vitale e sono andata a trovarlo alla “Rosa Rossa” per sentire questa storia proprio da lui. La prima cosa che mi ha colpito è stato il suo look: tutto, dai capelli alla punta degli stivali, tradiva la volontà di assomigliare al divo! Ma se pensavo di trovarmi davanti un esaltato tout court, mi sbagliavo: Cristiano si è rivelato un uomo tranquillo, simpatico, di grandissima umanità, un padre e un marito amorevole. ..

Qual è il messaggio di "My Friend Johnny"?
Alessandra Cardone: L'idea di poter entrare a far parte, anche solo per qualche attimo, nella vita di un personaggio famoso è qualcosa che appartiene quasi a tutti. E’ un desiderio che può essere vissuto con maggiore razionalità, con disincanto, con la consapevolezza che la cosa non abbia seguito e che la vita vera è un’altra, ma cascarci è davvero molto più facile di quello che sembra.
Cristiano trasmette all’osservatore esterno una grande nostalgia, un velo di tristezza perché la “piccola fortuna” che ha avuto si è rivelata un boomerang che gli ha dato illusioni e false speranze.

Qual è l’approccio narrativo scelto per raccontare questa storia?
Alessandra Cardone: Nonostante quella del ristoratore sia una storia di sogni e attese deluse, ho voluto dare a questo mio lavoro un taglio ironico e leggero, invitando Cristiano a non prendersi troppo sul serio nel raccontarsi. Ho deciso di perseguire la verità e raccontare questa umanissima vicenda di cui spero riescano a emergere non solo l’ironia, ma anche la contraddittorietà delle emozioni.
In lui, infatti, c’è un sentimento ambivalente. Da un lato la consapevolezza che la vita è altrove, fatta di affetti veri e sentimenti sinceri, dall’altro, Cristiano, non ha mai pensato per un momento di lasciarsi tutto alle spalle e spera ancora che qualcosa accada…

28/07/2012, 09:30