Note di regia de "La Fuga del Coniglio Sciupacose"
Qualcuno ha detto che ogni film non è che il frutto di una tensione dialettica fra l’idea originale e il risultato che si riesce ad ottenere. Niente di più vero nel nostro caso. Ero partito con l’idea di girare un anomalo rape&revenge fra “I spit on your grave” e “Brown Bunny”. Due settimane di riprese, zero budget. Ma è accaduto di tutto: tra nevicate improvvise, malattie, attori scomparsi nel nulla, mancanza di fondi e altre contingenze produttive, dopo due giorni lo script era da gettare. Poi il rape&revenge è diventato una moda e allora ho stravolto tutto. Ho messo da parte i contenuti e mi sono concentrato sul linguaggio e i suoi codici. Abbiamo girato nei week-end e nel tempo libero, intervenendo sulla sceneggiatura a seconda dei problemi che di volta in volta eravamo costretti ad affrontare. La troupe (composta inizialmente da almeno sei o sette elementi!) pian piano si è sbriciolata. Alla fine siamo rimasti io e Xella ad occuparci di tutto. Ne è uscito un film bizzarro, una fantasticheria sospesa fra sogno e realtà, impossibile da ricondurre con precisione ad un genere precostiuito. “La fuga” è un po’ il nostro biglietto da visita. Vorrei poter dire che è stato piacevole. Oppure faticoso, ma gradevole. Invece no. E’ stata una guerra. E non sappiamo ancora se abbiamo vinto o perso.
Francesco Barozzi