Note di regia del documentario "S.B. Io lo Conoscevo Bene"
Perché, in un paese libero come l’Italia, un tycoon televisivo è potuto diventare un uomo politico e capo di governo talmente potente da segnare quasi un ventennio della recente storia del nostro paese? Solo grazie al suo potere mediatico? Di Silvio Berlusconi e dell’anomalia che egli ha rappresentato nel panorama delle democrazie occidentali il mondo intero ha parlato a lungo e continua ancora oggi a parlare. A volte con preoccupazione, quasi temendone l’“effetto contagio”. A volte con derisione, ricostruendone le contraddizioni e le innumerevoli disavventure giudiziarie, gli scandali sessuali, le imbarazzanti gaffe e quel suo modo naif e smargiasso allo stesso tempo di comportarsi alla tavola dei leader internazionali. Ma nessuno ha mai risposto a quelle due domande: perché proprio lui? E perché proprio in Italia? Proviamo a farlo per la prima volta in questo film.
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S.B. Io lo conoscevo bene” non è un'inchiesta su Silvio Berlusconi, ma una ricostruzione dell'ascesa e declino da tragedia shakespeariana, di un uomo che ha segnato un'epoca, cambiando il corso della politica. E della storia d'Italia, con profonde rotture nella psicologia, nel costume e nella cultura di un popolo. Abbiamo concepito il nostro film come un ritratto antropologico dell'uomo, nell'intenzione di far emergere gli aspetti di un carattere e di una personalità a suo modo unica. E abbiamo scelto di farlo con uno sguardo freddo, non emotivo, adottando, come idea narrativa, lo strumento dell'intervista, e di altre piste linguistiche utili a contestualizzare ed evocare, come il repertorio e l'animazione. Uno sguardo attento alla storicizzazione del personaggio e della sua vicenda (perché Berlusconi è il prodotto di una storia e di un'epoca), più che al giudizio politicomorale (o moralistico). Un punto di vista particolare. Non quello giudiziario delle Procure o dei suoi detrattori. Ma quello delle testimonianze dei suoi amici di un tempo, ormai ex amici, o presunti tali.
Uomini e donne che lo hanno conosciuto da vicino, e ne hanno condiviso amicizie, relazioni e ascesa professionale. Ex collaboratori nelle sue tv al principio di quella rivoluzione televisiva che ha trasformato il panorama politico, sociale e culturale del nostro Paese; o compagni di avventura politica. Testimoni e protagonisti di un’esperienza in cui avevano riposto grandi speranze. E che poi, invece, hanno visto concludersi in modo davvero inglorioso.
Giacomo Durzi e
Giovanni Fasanella